Lorenzo Giacinti ci ha inviato mesi fa il suo romanzo, Memorie future (Porto Seguro, 2022); un romanzo che è un diario, il diario del protagonista Giacomo, una finestra che si apre su tre capitolo e tre tempi di vita: Giacomo è prima ragazzo invisibile, poi cresce ed è un adulto che vive il presente, infine invecchia in un futuro distopico. Le memorie di Giacomo hanno trovato un porto tra le letture di Gaia Gaveglia, che ospita, per L’Incendiario, Lorenzo Giacinti per confrontarsi sul suo romanzo. Diamo, pertanto, il nostro benvenuto a Lorenzo Giacinti e vi presentiamo il suo Memorie future.
Mi piacerebbe partire dalle genesi della scrittura del tuo romanzo: cosa ti ha spinto a scrivere Memorie future? Da cosa nasce l’idea?
Dopo Doppelgänger, il mio primo romanzo, un libro lungo e dalla trama complessa, avevo voglia di scrivere un testo breve e semplice, intimo e personale. Così mi sono messo al lavoro su un racconto: Invisibile, che poi è diventato il primo capitolo di Memorie future. Man mano che procedevo con la stesura di Invisibile, iniziavo a pensare che sarebbe stato interessante approfondire la vita di Giacomo con altri due capitoli, riassumendo così un’esistenza intera in un libro breve formato da tre parti che raccontassero lo stesso protagonista in tre età tanto diverse come l’adolescenza, l’età matura e la terza età. A quel punto si è concretizzata l’idea di un diario scritto nel futuro dal protagonista ormai anziano.
Il protagonista, Giacomo, ripercorre i punti salienti della sua vita e ricorrerà sempre alla fantasia come strumento per crescere e metabolizzare gli avvenimenti. È sempre sulla soglia tra il mondo reale e quello fantastico e, citando Guccini, “La fantasia(…)costa poco, val quel che vale e nessuno ti può più impedire di adoperarla“. Credi che la fantasia sia da conservare? Per i giovani e gli adulti del nostro mondo, la fantasia è un vantaggio?
La fantasia è da sempre un appiglio, una salvezza, per quanto mi riguarda. E lo è stata soprattutto da bambino. Era un rifugio e come hai ben detto citando Guccini nessuno può impedirti di adoperarla. Le storie che mi piace raccontare hanno radici nel reale, spesso nel quotidiano, ma contengono sempre elementi fantastici o surreali. Nel caso di Memorie future gli elementi fantastici sono cruciali e simbolici in ognuno dei tre episodi narrati da Giacomo. Prendono le sembianze di una medusa magica, di un enorme uovo nero e di uno specchio oltre al quale si nasconde qualcosa. Sono i simboli del cambiamento, dell’evoluzione, della crescita del protagonista. Ne diventano quasi la chiave.
Cosa vorresti che arrivasse a noi lettori da Memorie future?
Mi piacerebbe che ogni lettore leggesse in Memorie future qualcosa di diverso, che ritrovasse tra le mie parole un po’ di se stesso. Le sensazioni di cui scrivo, e anche alcuni episodi, sono molto personali, quasi biografici, ma credo che ogni lettore potrebbe empatizzare col Giacomo bambino, sentirsi invisibile con lui, perché durante l’adolescenza quasi nessuno si sente capito: tutti quanti ci siamo sentiti un po’ diversi e un po’ soli, per una ragione o per un’altra. Allo stesso modo in molti avranno avuto difficoltà a superare la fine di un amore o avranno affrontato la paura della malattia e della morte. Forse mi piacerebbe che questo libro regalasse al lettore un po’ di conforto e di speranza, uno spiraglio di luce.
Giacomo, protagonista e scrittore di questo diario, affronta quello che tutti siamo chiamati ad affrontare: la scoperta di sé. Pertanto, in che punto della tua vita collochi questo libro ?
Lo colloco nel presente per forza di cose: nel capitolo centrale il protagonista ha la mia età e vive nel nostro presente, è un po’ un mio alter ego. Ma mentre scrivevo il primo capitolo sono tornato adolescente, ho rivissuto le stesse sensazioni di smarrimento di allora, e poi ho provato a proiettarmi nel futuro quando ero alle prese con la terza parte. Lì descrivo un 2070 distopico che spero non si concretizzi, ma, proprio come Giacomo con Fausto, mi auguro di continuare a vivere pienamente al fianco del mio compagno per così tanto a lungo, continuando a scoprire me stesso giorno dopo giorno. Non finiamo mai di farlo.
Il libro nasce perché Giacomo, ormai anziano, sente l’esigenza di scrivere: un atto rivoluzionario, se collocato nel mondo in cui il protagonista vive.
Non ho potuto non ricordare lo stile di Le confessioni del vegliardo di Svevo, quindi ti chiedo: quali sono i modelli dell’atto rivoluzionario della tua scrittura?
Credo che scrivere sia un atto rivoluzionario sempre e comunque. Perlomeno per chi impugna la penna. Per me lo è ogni volta perché è il modo migliore per scoprirmi. A maggior ragione lo è per Giacomo, un po’ per il contesto in cui vive, un po’ perché ormai molto anziano. Non a casa il libro si chiama Memorie future: l’importanza della memoria, dei ricordi, sono un tema fondamentale.
Se penso ai miei modelli non posso non citare Murakami. Per me è stato rivoluzionario leggere i suoi libri perché non sapevo cosa aspettarmi e mi hanno sorpreso. Non ero ancora maggiorenne quando ho letto Norwegian Wood e il modo di delineare la psiche e i sentimenti dei personaggi ha sicuramente scatenato una piccola rivoluzione nel mio cuore.
Una curiosità: c’è qualcosa che avresti voluto cambiare o aggiungere al tuo libro a seguito della pubblicazione?
Non credo. Memorie future è un libro che ho pensato per essere così: un testo breve e semplice, pulito. Probabilmente se lo rileggessi adesso toglierei qualche frase o qualche parola, lo cesellerei ancora o farei qualche minuscola modifica perché sono un pignolo, un perfezionista. Infatti per evitare ansie cerco di non rileggere i miei libri dopo che sono stati pubblicati. Ma sono sicuro che non aggiungerei nulla.
Concludo con la domanda che facciamo a tutti i nostri ospiti: chi è il tuo incendio e il tuo incendiario? Ovvero qual è il libro che senti di consigliarci e perché?
Credo di averlo spoilerato nella domanda precedente: il mio incendiario è senza dubbio Murakami. E potresti capirlo benissimo leggendo Doppelgänger, nel quale puoi ritrovarne le atmosfere tra le righe. Non che volessi copiarlo ovviamente, ma il mio amore per lui e per il suo stile, per le sue storie, è smisurato e mi ha influenzato inconsciamente.
Sono un grande appassionato di Giappone in generale da sempre, ci sono stato in viaggio dieci volte, e con gli anni mi sono appassionato a tutta la narrativa giapponese. Ma continuo ad avere per Murakami una predilezione spiccata, una specie di feeling emotivo e stilistico che ho captato da subito. Norwegian Wood è stato il suo primo libro che ho letto, la scintilla, e mi verrebbe da dirti che è anche il mio incendio, ma siccome non contiene gli elementi e le trovate fantastiche e surreali che tanto amo di Murakami ti posso fare un altro titolo che forse è un po’ men conosciuto di Kafka sulla spiaggia e 1Q84: L’uccello che girava le viti del mondo. Posso considerarlo il mio preferito.
Ringraziando Lorenzo Giacinti per essere stato nostro ospite, vi consiglio di leggere Memorie future che potete trovare o richiedere il libreria, su Amazon o su IBS.
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