Recensione di “Mi limitavo ad amare te” (Feltrinelli, 2023) di Rosella Postorino, romanzo in cinquina del “Premio Strega 2023”
Titolo: Mi limitavo ad amare te
Autrice: Rosella Postorino
Tre aggettivi per descriverlo: Atomico, affascinante, periferico
Fuochi assegnati: 🔥🔥🔥 (3 su 5)
Recensione incendiata:
LA STORIA MERAVIGLIOSA DI PAZZI ELETTRONI (E DEL LORO PROTONE SCARICO)

Ho immaginato questo romanzo come un complicato ma affascinante atomo. Il protone centrale è il fulcro storico del romanzo, ovvero l’assedio di Sarajevo, avvenuto durante la guerra in Bosnia ed Erzegovina tra il 1992 e il 1996; attorno a questo protone bellico, ruotano i suoi elettroni, elettroni instabili, che accelerano, rallentano, si scontrano, crescono, si innamorano, all’interno di questo assurdo e meraviglioso giro.
Gli elettroni di “Mi limitavo ad amare te” sono i suoi bambini, bambini abbandonati o messi al sicuro in un orfanotrofio a Sarajevo, per poi essere spediti in Italia, pacchi imballati di elettroni inviati lontano dalla guerra: c’è Omar, che spera in un eterno ritorno della propria madre, che non accetta che l’abbia abbandonato, che conserva perpetuamente un amore per il suo albero famigliare, legato strettamente a suo fratello Sen; ma Omar, dal suo albero, osserva e inizia a provare affetto verso una splendida bambina, Nada, una bambina presa in giro dai tanti perché le manca il dito anulare a una mano, una bambina che al di là delle impressioni superficiali esprime tutta la sua bellezza nella sua complessità, nella sua vena in fronte che le pulsa quando è arrabbiata, nei suoi scatti d’ira verso la vita per averla fatta crescere troppo in fretta (di un rara delicatezza, per esempio, il passo in cui viene rivelato che preferirebbe essere orfana con una madre defunta, piuttosto che essere stata abbandonata per scelta dal proprio genitore); infine c’è Danilo, per cui Nada prova un sentimento, costretto in una corsa costante, scappare dai suoi pensieri pesanti, dai ricordi della piccola sorella dalle trecce bionde, da un padre rimasto inerte davanti ad alcuni soldati pronti a molestare la moglie, da una madre che avrebbe voluto preservare con un coraggio acerbo.
Questi tre elettroni, sono pertanto, tre nuovi Pin, che ci raccontano la guerra attraverso la loro visione, segnata da una maturità cui è stata tolta troppo presto la fanciullezza. Cosa spinge gli elettroni nella loro corsa? L’amore. Come viene annunciato anche dal titolo, l’amore si “limita” a guidare i suoi personaggi, a segnare per loro un sentiero dei nidi amorosi da ritrovare; e noi lettori seguiamo incollati questo percorso, facilitati dalla scrittura paratattica dell’autrice.
Cosa manca al romanzo per raggiungere il quarto fuoco? Il problema, nella narrazione, sembra essere proprio il protone: seguendo la spettacolare traiettoria dei personaggi, incuriosito dalla loro interazioni, convergenze o divergenze, ho perso interesse nell’elemento storico, diventando quasi superfluo e periferico. Insomma: le conseguenze hanno vinto sulle cause, il protone messo in ombra dai suoi elettroni, la narrazione e la narrativa dominanti sulla storia.
La meravigliosa pazza storia di questi elettroni (con un protone un po’ scarico) riusciranno a portare “Mi limitavo ad amare te” verso la vittoria del “Premio Strega 2023”?
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