Quando ho telefonato a Walter per accordarci sul nostro incontro, era un comune martedì di settembre. Nell’aria calma e assolata di Roma si era diffusa una nuova elettricità, legata al rientro dei Romani dalle ferie.
Improvvisamente, mentre raccoglievo le idee, ho cominciato a tracciare una linea del tempo nella mia memoria. La strada di Walter Lazzarin si è incrociata per la prima volta con la mia, quando la mia professoressa di Storia e Filosofia Elisa Raimondo lo ha invitato nella nostra classe del liceo Machiavelli di Roma.
Walter è uno scrittore che dal 2015 ha deciso di avviare da solo un progetto che fondesse i suoi interessi più grandi: il viaggio e la scrittura. Si è seduto per terra con le gambe incrociate, regalando dediche e Tautogrammi ai passanti, vendendo i suoi romanzi, attirando sguardi incuriositi e incontri variegati. Dove? Nelle piazze o nelle strade delle principali città d’Italia: con orgoglio, mi dice di essere stato ovunque, ma proprio ovunque. È autore di cinque romanzi, si occupa di spettacoli di narrazione, eventi di solidarietà, partecipa a numerosi incontri scolastici, è docente di Storia e Filosofia e, è stato ospite della trasmissione RAI Dribbling. E, dulcis in fundo, ci tiene particolarmente a dire che gioca da anni nella Nazionale di calcio Scrittori. Walter, infatti, è anche uno sportivo.
Una serie di altri incontri si sono susseguiti, poi, a Roma, durante i miei primi anni di università: Walter era solito, infatti, posizionarsi spesso nel quartiere Piazza Bologna dopo aver concluso i suoi itinerari. Io distrattamente gli sfrecciavo davanti, persa nei pensieri che allora mi sembravano urgenti ed importanti, oppure mi fermavo a scambiare due chiacchiere con lui.
La Valentina del passato, la stessa che incontrò Walter al liceo, non sapeva che avrebbe seguito un percorso lavorativo simile al suo. Viveva un tempo in cui, come normalmente accade, si definiva tramite l’incontro con gli altri. Sarebbe fiera di sapere che oggi, nel tempo attuale della sua vita, sta pubblicando la sua prima intervista:
Ciao Walter! Sono molto contenta che hai accettato questo incontro e ti ringrazio. Tu fai tantissime cose, ma ho pensato che per presentarti ai nostri lettori potessimo cominciare parlando della tua attività di “Scrittore per strada”: cosa ti ha portato ad avviare questo progetto?
Ho lavorato in una scuola privata per quattro anni, insegnando Storia e Filosofia. Nel 2014 ho fallito il test del TFA. [n.d.r. Il TFA è il tirocinio che abilita alla professione di professore di scuola secondaria in Italia.]
Ero sconfortato, e come se non bastasse giocando a calcio mi sono infortunato un piede. Sentivo dentro di me l’esigenza di dare una svolta alla mia vita, non ero soddisfatto. Ho preso un foglio ed ho iniziato a pianificare, valutando con razionalità le cose che sapevo e che volevo fare. Valutai l’aspetto economico, doveva essere qualcosa di redditizio e conveniente per me.
L’obiettivo era quello di unire la mia passione per i viaggi a quello per la scrittura, vendendo i miei libri a più persone possibile. Dunque, mi sono posizionato in punti che ritenevo strategici e comodi, in varie città di Italia. Ho notato che mi piaceva: mi sono preso un anno intero per attraversarla tutta, da Sud a Nord, informandomi, chiedendo le debite autorizzazioni e permessi. Ho cercato di capire che la cosa migliore legalmente parlando era di categorizzarmi come artista di strada.
Questo modello itinerante nasconde un desiderio di un traguardo esistenziale, di vivere qualcosa di avventuroso. Insomma, mi sembrava figo farmi conoscere ovunque in Italia, per non rimanere confinato nella mia città, Rovigo. Le cose sono andate molto bene, e ho aggiustato il mio percorso man mano. Dopo dieci giorni dalla mia partenza sono stato notato da una giornalista della Repubblica, ho raggiunto da subito tantissime persone: sono molto soddisfatto.
Quando ti ho contattato so che mi hai riconosciuto. Hai una memoria molto vivida delle persone che incontri e l’ho apprezzato molto! Adesso sei di nuovo a Roma e ti sei momentaneamente stabilito qui?
Si. Roma è stata anche il punto di partenza del mio giro, che ha avuto inizio il 12 ottobre 2015. Adesso sono tornato di nuovo qui, già, ma vivo lontano dal centro e ti confesso che non mi fa impazzire la zona. Sto aspettando di essere chiamato da qualche scuola. A Torino, in generale al nord, mi trovo molto bene, ho venduto tanto, anche in giornate piovose, con la protezione dei portici.Ma se sono tornato a Roma, forse, ci sarà un motivo…!
Secondo me c’è sempre un motivo per ogni cosa. Ho pensato che la tua “Scrittura per strada” sia un mezzo per rendere l’esperienza di fruizione della letteratura più orizzontale possibile, e come mi raccontavi, per te è stato anche un modo per promuoverti e vendere copie dei tuoi romanzi. Incontri bambini, adulti, ragazzi, curiosi, non curiosi. Quali sono stati i tuoi incontri più particolari?
Ho incontrato migliaia di persone. Sarebbero veramente tanti…guarda, ti racconto due aneddoti di Roma, la tua città. Ho discusso di Filosofia e Teologia con un pastore evangelico del Sudamerica in Via Leonina.
Molto spesso mi si avvicinano sedicenti poeti, che invece di farmi domande su ciò che faccio io e aprire un dialogo interessante, iniziano a vantarsi. E qui, devo fare una confessione: io non amo la poesia. Ma soprattutto non gradisco questo genere di persone, di solito cerco di liberarmene il prima possibile.
Poi, in viale Libia, un giorno, si è avvicinata una ragazza che stava entrando nel portone del suo palazzo, fai conto che io ero seduto per terra a pochi metri da lei. Ha acquistato un mio romanzo, e mentre le scrivevo una dedica, si è commossa, spiegandomi che aveva avuto una brutta giornata, aveva litigato con il ragazzo. E poi, beh, ci sono anche uscito con lei…!
Com’è il tuo processo di scrittura, come affronti la revisione di un tuo romanzo e quali sono i tuoi progetti futuri?
Cerco almeno di scrivere almeno un romanzo l’anno, anche se di questi ne ho pubblicati cinque. Di solito c’è una fase di revisione leggera, ed una fase di revisione pesante. Faccio tutto possibilmente in un periodo ravvicinato. Per quanto riguarda, invece, il mio ultimo progetto, di cui non posso dirti ancora molto, ho un amico che si è proposto di farlo vedere ad un suo agente…vediamo un po’ come va a finire!
Pandemia Covid19: come sono cambiate le tue attività ed il tuo pubblico? In che modi ti sei dovuto reinventare? Raccontaci cosa hai fatto in quel periodo.
È cambiato tantissimo, per almeno un anno, è stato stravolto. La mia principale fonte di guadagno era legata ad eventi sacrificabili. Nelle scuole, poi, non si poteva più entrare. Ricordo che quello è stato periodo in cui mi sono sentito di mettere in discussione tutto quello che avevo creato prima. Mi sono chiesto: sono uno dei “superflui”? Devo tornare a fare l’insegnante? Gli anni dedicati alla scrittura sono stati solo un sogno?
Durante le emergenze le priorità cambiano: i più intelligenti si pongono domande, i più fragili si snaturano, tutti entrano in una modalità di sopravvivenza, e se ne vedono di belle! Comunque… sento che c’è un clima diverso dentro di me, intorno a me. Come stai gestendo la ripresa del tuo lavoro? Walter è tornato alla normalità?
Nettamente da quest’anno ho visto un clima diverso nelle strade, e nelle scuole hanno ricominciato a chiamarmi in tutte le regioni d’Italia, come ai vecchi tempi. Sono ottimista, è stato un periodo talmente di merda…
In questi giorni, ad esempio, ho partecipato all’organizzazione nella Nazionale di calcio degli Scrittori. Adesso sto lavorando come insegnante in una scuola di scrittura creativa a cura di Francesco Trento. Sono sicuro che ti piacerebbe partecipare, sei la benvenuta. [n.d.r. il progetto si chiama: Come si scrive una grande storia, per saperne di più: https://www.retedeldono.it/it/writing-solidarity].
Ringraziando Walter Lazzarin, intervista a cura di Valentina Antonelli
