Guida al “Morgante” di Luigi Pulci

I cantori e la tradizione del poema cavalleresco in Italia

I poemi cavallereschi in Italia nascono nel Trecento e riprendono i temi della materia bretone e carolingia.

Per materia bretone si intende, ad esempio, la storia di “Re Artù” mentre per quella carolingia ci si riferisce a “Carlo Magno e i suoi Paladini”.

I due generi si alternano dato che un po’ prevale uno e un po’ prevale l’altro. 

Non c’è una vera e propria predominanza di uno sull’altro.

Come mai questi poemi hanno così successo in Italia?

Questi poemi hanno così successo, molto probabilmente, in quanto si riferiscono alle Guerre Sante che nel Trecento erano di stretta attualità.

Infatti tra il XI e il XIII secolo ci sono state otto guerre che si sono combattute tra i principali Regni Cristiani contro quelli Mussulmani del Medio Oriente.

Poema Cavalleresco in Italia

In Italia i primi poemi cavallereschi che circolano sono in ottave.

Per ottave si intende una strofa di otto endecasillabi rimati: gli ultimi due a rima baciata e i primi sei a rima alternata.

Questo forma di verso poetico era stata usata anche dall’Orlando Furioso di Ariosto come nella Gerusalemme Liberata di Tasso.

I primi poemi cavallereschi che circolano in Italia hanno una durata molto breve in quanto non si voleva (e poteva) tener occupato il pubblico su di una piazza per lungo tempo anche perché in questo caso coloro che ascoltavano erano persone poco colte che facilmente si stancavano perciò serviva qualcosa che prendesse la loro attenzione presto e velocemente.

Solo in un secondo momento, tra fine del Trecento e la metà del Quattrocento, il poema cavalleresco inizia a durare un po’ di più e, quindi, anche la sua struttura cambia.

Cosa significa questo passaggio?

Il cambio della struttura del poema da quello medievale al tipo umanistico rinascimentale vuol dire che “la materia” dei cantori adesso è nelle mani di un autore colto che si riferisce a un pubblico altrettanto raffinato come quello delle corti.

Tra questi “nuovi” autori sicuramente una menzione la merita Luigi Pulci

Luigi Pulci

Questo genere dei cantori si era affermato a Firenze grazie a Luigi Pulci. 

Egli lo aveva uniformato alle esigenze ideologiche del comune di fiorentino.

Qual è la particolarità di Luigi Pulci?

Il Pulci riesce a far assumere al suo poema, “Il Morgante”, tratti sia comici sia parodici con lo scopo di intrattenere e divertire la Corte Medicea; in questo modo, perde il suo carattere popolare.

I tratti più salienti della vita di Luigi Pulci

Luigi Pulci nasce a Firenze nel 1432 da una famiglia nobile, ma impoverita.

Entra a far parte della Corte Medicea ed è ben voluto, in modo particolare da Lucrezia Tornabuoni (poetessa italiana) e madre di Lorenzo tuttavia egli fu in ottimi rapporti anche i figli.

Nel 1461 inizia a scrivere i primi ventitré canti de “Il Morgante” che sarà il suo poema più importante.

Negli anni 70 rompe però con la famiglia Medici.

Nel 1483 esce la seconda parte del Morgante e l’anno successivo muore.

La poetica di Luigi Pulci

Luigi Pucci mantiene sempre il gusto irriverente e giocoso che è incline al burlesco e che caratterizza sempre questo genere di poema; tanto è vero che la sua poetica è per lo più comica e allo stesso tempo grottesca.

Tuttavia egli ha ancora una cultura medievale seppur proiettata verso l’Umanesimo (aveva già presente il gusto della parola).

Ama la parola in quanto tale e alterna termini della plebe a quelli colti e la fiducia nella parola lo caratterizza sicuramente come precursore dell’epoca moderna così come il suo temperamento curioso, ricercatore, amante dell’avventura e laico.

L’invenzione poetica del Pulci nasce proprio come deviazione della norma in quanto ama l’eccesso, la trasgressione ma vuole anche essere polemico nei confronti del periodo medievale.

Il suo linguaggio è quello tipico fiorentino.

Trama de “Il Morgante”, il perché del titolo, fatti più salienti e personaggi principali

Va detto per prima cosa che la prima parte è più comica e grottesca mentre la seconda è certamente più seria ed eroica.

Si compone di ventotto cantari o canti.

Il titolo “Il Morgante” come informa l’autore è stato scelto seppur Morgante non sia che un personaggio secondario in quanto questo gigante buono aveva avuto molto successo ed era stato molto amato dal pubblico.

L’opera nasce e muore ad ogni episodio e l’azione ogni volta, per lo più, è messa in moto dal traditore Gano.

I due eroi principali sono Rinaldo e Orlando

Il primo ribelle e impulsivo mentre il secondo più saggio e prudente.

Una menzione va fatta anche al Re Carlo che è un personaggio facilmente raggirabile e credulone.

Il poema racconta di Orlando che, calunniato da Gano, lascia Parigi per andare a Oriente; durante il viaggio, tra libera un’abbazia minacciata da tre giganti.

Ne uccide due e il terzo, Morgante, diventa il suo scudiero dopo essersi convertito al Cristianesimo.

Orlando si innamorerà poi di Chiarella che è la figlia del governatore della provincia dove è tenuto prigioniero mentre Rinaldo si innamora della figlia, Antea, di un suo nemico che per questo motivo si rifiuterà di combattere.

cPer quanto concerne Morgante conoscerà un altro gigante, Margutte, on il quale vivrà alcune avventure tragicomiche.

Margutte è anch’egli un mezzo gigante però di religione mussulmana che tuttavia non riconosce alcune fede al di fuori del cibo.

Margutte morirà vedendo una scimmia che si infila i suoi stivali mentre Morgante morirà mentre porta in salvo la nave dei paladini in quanto viene morso da un granchio.

Per quanto riguarda Gano verrà mandato al supplizio dal Re Carlo che si accorge del tradimento.

Il poema si conclude con la morte di Orlando a Roncisvalle.

Difatti proprio a Roncisvalle la retroguardia dell’esercito cristiano viene sorpresa da un gran numero di Saraceni.

Tuttavia prima della morte, Orlando riesce a suonare il corno in modo da richiamare l’esercito di Re Carlo così da riuscire a sconfiggere il nemico.

Qui si descrive il culmine della battaglia e il campo di battaglia è paragonato a un immenso tegame in cui si trova a bollire (anzi ribollire) il sangue e i resti di carne.

Senza ombra di dubbio si trovano i richiami alla Divina Commedia di Dante Alighieri in quanto sono citate le Bolgie, ossia i gironi, la città di Dite (oltretomba pagano) e Lucifero.

Nella parte finale gli stili vengono consapevolmente e volutamente mescolati dal Pulci così da rendere più epico, tragico ma anche comico il finale del poema.

Per chiudere questa guida, ciò che cattura del Morgante è l’amore di Pulci per la parola, da assaporarla così come fa Margutte quando nomina le varie portate gastronomiche: con il solo menzionarle sembra già assaporarle.

Articolo di critica a cura di Monica Palazzi

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