La quinta variazione (o leggenda) di Prometeo

“Di Prometeo narrano quattro leggende:

Secondo la prima egli, avendo tradito gli dèi in favore degli uomini, venne incatenato al Caucaso e gli dèi mandarono delle aquile a divorargli il fegato che ricresceva continuamente.

La seconda narra che Prometeo, per il dolore causato dai becchi che lo dilaniavano, si serrò sempre più contro la roccia finché divenne una cosa sola con essa.

Secondo la terza, il suo tradimento venne dimenticato attraverso i millenni, gli dèi, le aquile, egli stesso dimenticarono.

Secondo la quarta, tutti si stancarono di colui che ormai non aveva più senso. Gli dèi si stancarono, le aquile si stancarono, la ferita si richiuse stancamente.

Rimase l’inesplicabile montagna di roccia. La leggenda tenta di spiegare l’inspiegabile. Poiché nasce da un fondo di verità, deve finire nell’inesplicabile.”

Così recita il racconto Prometeo di Franz Kafka. Tuttavia, viene narrata un’altra leggenda apocrifa che non poteva conoscere:

“Secondo la quinta, Prometeo spari per non aver tentato l’impresa titanica, abbandonato all’accidia. In seguito, l’umanità invigliacchita si estinse seguendo i suoi passi, dopo aver cessato di vivere per timore ed ignavia. L’inesplicabile cessò di esistere, poiché nessuno poteva più indagarlo”.

Mi domandai se Max Brod avesse potuto scrivere la quinta leggenda in aggiunta alle pubblicazioni postume, ma la sua mistica debole lo esclude prima di molti altri e non avrebbe disobbedito oltre all’amico defunto, come il Prometeo della versione più celebre agli dèi. Eppure, oltraggiandolo, avrebbe vestito i panni del profeta apocalittico. La leggenda non ha bisogno d’autore – mi dissi – perché ha quanto di misterioso serve per renderla utile a riflessioni e, forse, l’anonimato la allontana da troppe speculazioni poetiche.

(Anonimo)

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