Io Incendio: Odissea

Io Incendio: Odissea. Cavalli di Troia

Cara lettrice, caro lettore,

Insegnare è un mestiere complicato.

Molti si illudono che questo sia semplice, con la convinzione che la vita giusta sia quella degli automi: a una domanda A corrisponde una risposta B; a un punto di partenza, asfaltando il cemento e la sua autostrada, corrisponde un’uscita, una fine senza fiori.

Sono, per fortuna, di un’idea diversa: ho sempre preferito il mare alle autostrade, le onde alle direzioni, i fondali marini ai sensi unici; a una domanda A corrispondono infinite risposte, se le lettere dell’alfabeto non bastano, inventane di nuove. 

Vorrei arrogarmi il diritto di aver ideato lo scheletro di una nuova teoria didattica-pedagogica, ma negli anni ‘50 lo psicologo statunitense J.P. Guilford mi ha preceduto, non limitandosi alle fragili ossa, ma costruendone il cervello, il corpo, il cuore e i suoi polmoni. Lo studioso distingue, infatti, due tipi di pensieri dell’intelligenza umana: il pensiero convergente, che implica il raggiungimento di una sola e singola risposta giusta a un problema dato; e il pensiero divergente, inteso come la produzione di un mare di risposte giuste, operazioni e idee, a un ennesimo problema. Non è un caso, infatti, che una famosa serie di romanzi fantascientifici e cinematografica ne riprenda il nome: e nel mondo di Divergent, i divergenti, coloro che potevano e volevano essere più di uno e plasmare la vita con tante creazioni, venivano temuti, poi perseguitati, e infine uccisi. Cara lettrice, caro lettore: è tanto diverso il mondo di oggi? 

Allora leggimi bene e quindi ragiona.

È così facile convergere. 

È tanto semplice subire la vita. 

È veramente comodo scegliere l’autostrada, ma entra al primo casello, rispetta i limiti di velocità, resta sulla corsia di destra, evita i sorpassi, nasci a Napoli, muori a Milano.

Ma così è veramente difficile essere felici, non trovi?

E allora, caro lettore o cara lettrice, anche se ti fa paura e lo fa anche agli altri: tu divergi.

Acceca la vista ai tanti ciclopi che non ti vedono, se non ci riescono sii tutto per te e nessuno per loro.

Copriti le orecchie dal canto dei mostri sirenici, ascoltali solo per deridere la vacuità delle loro idiozie, ma che la tua voce sia sempre più forte.

Rompi le tele tutte le notti, cucile meglio al mattino con meraviglie migliori, ama e soffri intensamente, brucia il giorno come fosse l’ultimo.

Smettila di subire le cose: nonostante il dolore, impara a riempirle, insegna alla pioggia come si accende un cielo.

Basta convergere: che si apra la tua autostrada, che si sommerga giù nel fondo, che ti lasci naufrago della vita, che tu inizi a divergerla e a vivere finalmente la tua Odissea.

Ma lo so, è complicato…

Se stai ancora guidando sulla tua autostrada, mi auguro almeno che questo mio nuovo e ultimo insegnamento ne sia una crepa per te.

Io Incendio: Odissea di Antonello Costa

Puoi acquistare il mio nuovo libro di poesie, La creazione di Eva, cliccando qui.

Lascia un commento