A Bat-Story: Io credo in Gotham City

Essere o non essere… Super? A Bat-Story: Io credo in Gotham City

L’Uomo Pipistrello è l’unico supereroe che, attraversando nella sua vita editoriale tutte le stagioni del supereroismo (visto che picchia i criminali dal 1939), è stato protagonista di storie le quali, malgrado la loro differenza reciproca, parlano ancora oggi al medium del fumetto ispirando autori e persone comuni. Nel corso di sei puntate esploreremo la storia di Batman dalle origini al 2000, evidenziando non solo le opere maggiori ma anche come queste fossero figlie di atmosfere culturali diverse. Vedremo, infatti, come i loro autori hanno saputo dare vita a letture diverse del personaggio e del fumetto supereroistico in generale.

Siete pronti per cominciare?

Nell’ultima puntata abbiamo affrontato la maturazione del medium fumetto attraverso la lettura di una delle opere che è stata al centro di quella maturazione: The Dark Knight Returns (1986, Frank Miller). Ci eravamo lasciati con una domanda: qual è stata l’eredità di quella stagione per il fumetto non solo della decade successiva, ma anche per quello contemporaneo?

Se è vero che autori come Frank Miller e Alan Moore (per citare solo i più famosi) hanno dimostrato che le pagine degli albi potevano raccontare storie profonde e realistiche, il mercato non ha accolto questa lezione. Almeno, lo ha fatto solo in parte. Quel che intendo dire è che troppo spesso le storie dei super degli anni Novanta hanno cercato il realismo solo attraverso il riferimento al tema della violenza, svincolandola però dalla riflessione sociale. A lungo andare, questa situazione ha saturato il mercato del fumetto. Sarà solo attraverso gli interventi di autori come Grant Morrison e lo stesso Alan Moore (di nuovo, per citare solo i più famosi) che la situazione assumerà tinte migliori.

Logo della America’s Best Comics (ABC), fondata da Alan Moore e foriera di un nuovo paradigma del genere super

Ma torniamo al nostro Uomo Pipistrello: come se la cava Batman negli anni Novanta? Per niente male, si potrebbe rispondere. Il primo dato rilevante è la popolarità che il personaggio raggiunge in questi anni grazie alla sua presenza al cinema. Sono ben quattro infatti i film di Batman che escono nelle sale: Batman (Tim Burton, 1989), Batman Returns (Tim Burton, 1992), Batman Forever (Joel Schumacher, 1995) e Batman & Robin (Joel Schumacher, 1997). Al giorno d’oggi la critica non è particolarmente generosa con queste pellicole, almeno quando si tratta delle ultime due. Dal canto mio, non mi sento di giudicarle così negativamente: per quanto non possano essere capolavori, questi film hanno comunque avuto il merito di trasportare Gotham sul grande schermo, e affascinare chissà quanti bambini (compreso chi scrive) con le storie dell’Uomo Pipistrello e dei suoi antagonisti. Prima di chiudere questa parentesi al di fuori dei fumetti, è giusto ricordare anche la celeberrima serie animata Batman (1992, Bruce Tim – Eric Radomski), che con ben quattro stagioni è riuscita ad incontrare il successo di pubblico e di critica.

Due Facce (Tommy Lee Jones) e l’Enigmista (Jim Carrey) in Batman Forever.

Non perdiamo altro tempo e andiamo a vedere nel dettaglio alcune delle storie a fumetti che più hanno avuto peso in questa decade. Gli anni Novanta vedono il debutto di uno degli antagonisti più famosi di Batman: Bane. Il Colosso di Santa Prisca esordisce nel 1993 in “La Vendetta di Bane” (C. Dixon, G. Nolan), dove vengono presentate le sue origini. Anche Bane è un orfano, ma cresciuto in un carcere: ha dovuto dunque imparare subito a sopravvivere destreggiandosi tra la violenza e l’arguzia, potenziato anche dallo steroide Venom. Il tratto più affascinante di Bane è che non si tratta del solito cattivone spaccatutto figlio degli anni Novanta: certo, la sua forza fisica è un elemento costitutivo del personaggio, ma quello che lo rende il vero anti-Batman (sì, anche più di Joker secondo me) è il suo essere un maniacale pianificatore. Non è un caso che gli autori abbiano poi voluto creare un doppio distorto dell’uomo pipistrello anche nelle sue origini: come Bruce, anche Bane è un orfano, ma cresce – lo abbiamo detto – in un ambiente ben diverso da una ricca villa di famiglia. 

Lo scontro tra Batman e Bane arriva nella maxisaga Knightfall, crossover tra le diverse testate dell’Uomo Pipistrello che dura più di un anno e mezzo (1993-1995). In questa storia vediamo Bane pianificare uno stratagemma ben preciso per sconfiggere Batman: prima fa evadere da Arkham tutti i nemici del Crociato Incappucciato e poi, dopo che Bruce ha speso ogni sua energia per proteggere Gotham e risbattere i criminali dietro i cancelli del manicomio, si presenta nella Batcaverna davanti ad un Batman esausto. Lo scontro, e la sconfitta del Cavaliere Oscuro, sono diventate storia del fumetto:

Nel periodo di lungodegenza di Batman sarà qualcun altro a indossare il mantello del pipistrello. Azrael dovrà vegliare su Gotham al posto di Bruce: ma la sua indole più violenta costringerà Bruce a tornare in campo e a riconquistare il suo mantello…

L’opera che però è ancora oggi acclamata come una delle migliori sul personaggio è sicuramente “Il Lungo Halloween” (J. Loeb, T. Sale,1996). Si tratta di un fumetto elegante nella trama e raffinato nei disegni. A Gotham c’è un assassino colpisce in ogni giorno di festa, e le sue vittime sono tutti membri di spicco della mafia. Sulle tracce di questo misterioso assassino si trovano naturalmente Batman e il Commissario Gordon, insieme al procuratore distrettuale Harvey Dent.

Quest’opera ha sicuramente diversi pregi. Il primo è quello di avere non un personaggio come protagonista, ma la stessa Gotham City: fra le pagine dell’opera infatti è quello della città l’arco di trasformazione di sfondo. Gotham si trasforma da metropoli in cui le forze del male sono umane (la mafia) a metropoli in cui le forze del male sono superumane (i cattivi di Batman). Proprio in questo senso vanno letti gli omicidi dei componenti delle famiglie mafiose: come un’opera di sostituzione di un certo tipo di cattivo (i gangster) a vantaggio di cattivi nuovi.

L’arco di trasformazione principale è quello di Harvey Dent che, da procuratore distrettuale, diventa alla fine della storia, il villain di Batman “Due Facce”. Se Loeb e Sale gestiscono questa trasformazione in modo raffinato (tanto da spingerci a chiederci se Harvey non fosse già in nuce Due Facce quando era ancora procuratore), è anche evidente che la trasformazione di Harvey simboleggia la trasformazione della stessa Gotham. Dent, in conclusione, aveva anche una posizione particolare nella triade dei protagonisti: non era superumano come Batman ma la sua psiche non era neanche umana come quella di Gordon.

Anche questa puntata è giunta al termine. Ci avviamo ormai verso gli anni Duemila e il nostro ultimo appuntamento. Chiuderemo con una lettura di alcune fasi del Batman di Grant Morrison, cha ha avuto – fra gli altri – il merito di analizzare la psiche del personaggio come nessuno prima di lui. Non perdetevi allora la prossima puntata L’Oca Nella Bottiglia!

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