Di Uomini e mostri: Brevi cronache del mondo – Recensione

“DI UOMINI E MOSTRI: BREVI CRONACHE DAL MONDO” di Nicola Argenti

«Ho sempre pensato di non vedere bene le persone, di perdermi i dettagli oppure ciò che sarebbe dovuto essere lampante per me era invece poco nitido o troppo distante. […] Il futuro è lontano ed io sono miope. Ecco perchè non lo vedo bene»

Immaginate di trovarvi nella stazione Termini di Roma: voi, che aspettate l’arrivo del treno e osservate il via vai di persone che vi camminano accanto.

Sembrano tutti apparentemente uguali, presi dalla frenesia di scappare chissà dove, eppure, scrutandoli uno per uno, vi renderete conto di come ciascuno porti con sé un bagaglio di vita diverso.

È questo il lavoro che fa Nicola Argenti in “Di uomini e mostri: brevi cronache dal mondo” (edito da Les Flâneurs Edizioni, 2022): racconta le storie di tanti uomini, donne, eroi e mostri, osservati nella loro quotidianità più vera. 

Tanti stralci di vita raggruppati in cinque atti: “L’essenza delle cose”, “Sparizioni”, “Contemplazioni”, “Interferenze”, “Mostri”.

È come se fossero tanti episodi di un unico reality show, in cui si spostano le telecamere da un luogo ad un altro, da un tempo ad un altro, da un personaggio ad un altro.

È come se fosse uno spettacolo teatrale in cui di volta in volta, l’occhio di bue illumina una persona diversa e fa calare il buio sullo spazio circostante, concentrando tutta l’attenzione dello spettatore su di lui e sul momento di vita in cui viene colto.

La differenza però, è che nessuno sta recitando un copione: tutto è reale. 

Le storie che Nicola Argenti scrive potrebbero essere le storie di ognuno di noi.

E come in ogni spettacolo che si rispetti, alla fine, il sipario si chiude e si rivela l’autore di queste storie: gli occhi del narratore non più affetti da quella miopia, con cui per molto tempo ha guardato un mondo dai contorni sempre incerti e sfumati. È per questo che il futuro gli è sempre apparso incerto: non è mai riuscito a vivere nel “qui ed ora”, a vivere appieno il presente cercando di cogliere ogni suo dettaglio, come se quello fosse l’unico tempo a disposizione.

Guarito da questa “malattia”, ha iniziato a guardarsi attorno con uno sguardo diverso: è così che riuscito a notare in quelle persone quei piccoli particolari che sfuggirebbero a chiunque, apparentemente privi di significato, ma in realtà portatori di tanti segreti e storie.

Quello che fa l’autore di questi racconti, è un esercizio che ognuno di noi dovrebbe fare: fermarsi per un attimo ad osservare chi ci circonda, provando ad immaginare quale potrebbe essere la storia che hanno da raccontare e sedersi ad ascoltarla.

Bisogna abbandonare quella visione puramente etnocentrica della vita, riconoscendo “l’altro” come persona umana e moltiplicando così le prospettive attraverso cui leggere e interpretare il mondo.

Bisogna essere consapevoli che non si è gli unici protagonisti, ma ognuno è protagonista del proprio tempo, che scorre a ritmi diversi ed è costellato da eventi di vita diversi. Ciò non vuol dire che le storie degli altri debbano disinteressarci, piuttosto è fondamentale conoscerle, per arricchire anche se stessi, per scoprire diverse visioni di vita che potrebbero migliorare la propria, ma anche per non sentirsi meno soli sapendo che altri stanno vivendo i nostri stessi dolori.

Il lettore stesso è messo alla prova da Nicola Argenti: in queste storie brevi e lunghe, nasconde quei dettagli e quei profondi significati entro descrizioni e dialoghi, al di sotto del velo sottile dell’ironia. 

Un pubblico “miope” andrà avanti di pagina in pagina senza rendersene conto; un pubblico attento, invece, saprà districarsi entro questa fitta rete di parole, spesso rileggendo più volte il testo, ma riuscendo alla fine a cogliere il senso intrinseco di queste cronache.

Non per questo è un libro destinato ad un’élite ristretta, piuttosto è un esercizio interiore che tutti, prima o poi, riusciranno a risolvere.

Recensione a cura di Irene Mallozzi

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