In un giorno di agosto

In un giorno di agosto di Marco Ferrucci

“Si lancia dall’ottavo piano e muore sul colpo sotto gli occhi della moglie”

Un uomo di circa 70 anni, di cui peraltro non si conoscono ancora le generalità, si è tolto la vita nel tardo pomeriggio di ieri, nella zona est della città.
Erano le 17 quando l’anziano pensionato, approfittando della breve assenza della moglie, ha raggiunto la terrazza condominiale per lasciarsi cadere nel vuoto.
Un volo di circa 20 metri che evidentemente non ha lasciato scampo al malcapitato. La moglie, appena rientrata in casa dopo una momentanea assenza, nulla ha potuto fare quando dal balcone ha visto il marito privo di vita e disperata è stata portata al pronto soccorso più vicino per un probabile malore. Intervenuti a seguito dell’accaduto, i due mezzi di soccorso, prontamente giunti dal più  prossimo ospedale cittadino, non hanno potuto far altro che constatare il decesso. Sul posto si è poi recato il medico legale di turno che ha eseguito l’esame esterno del corpo in attesa degli ordini dell’Autorità Giudiziaria. In base a quanto appreso l’uomo pare che soffrisse di depressione. Non ha lasciato messaggi. In città è il decimo suicidio dall’inizio dell’estate.

Settanta anni e già bollato: “anziano” e “pensionato” dice l’articolo, senza apparentemente sapere nulla di nulla di lui, delle sue qualità fisiche, del suo stato di salute…e tantomeno della sua professione o comunque della sua vita precedente al salto.
Interessante anche l’espressione “cadere nel vuoto”, certo, forse un po’ abusata da un bel po’ di basso giornalettismo di nera, ma insomma, seppur del tutto involontariamente, evocativa di una potente via di uscita. Qualcuno potrebbe parlare di via di uscita nichilista, ma perché? Chi può provare di cosa sia fatto questo vuoto e che tipo di vuoto sia poi, ovvero la natura delle sue qualità.
Anche sulla definizione di “malcapitato” ci sarebbe da eccepire non poco, a meno che il giornalista non sia capace di spiegare con certezza quali siano i confini della vita e della morte. Ma dubito sinceramente della sua lectio filosofica.
Piuttosto, che avrà provato nella caduta? In quella breve vertigine verso il nulla o l’assoluto, c’è ancora spazio per qualche umana sensazione o si tratta solamente di uno stato sensibile di pura adrenalina fisica? Meno interessante che la moglie, definita retoricamente come disperata, sia stata soccorsa e poi portata via per un malore. Probabile che sia più giovane, di sicuro gli sarebbe comunque sopravvissuta, statisticamente parlando, per almeno 10/15 anni. Passerà i primi sei mesi al cimitero -forse anche tutto il primo anno- provvedendo alla sua tomba come alle cure di un bambino, poi diraderà le visite, le amiche la chiameranno la domenica o qualche altro giorno della settimana per il cinema oppure una partita di burraco finché, troppa vecchia per essere presentabile, si limiteranno a qualche rada telefonata. Infine la televisione la abbraccerà per tutto il giorno e i suoi dolori e le malattie faranno dimenticare il resto.

E’ successo in un tardo pomeriggio qualunque di una afosa giornata di estate. Di quelle dove tutti sono al mare.
La città era vuota e tutto sembrava sospeso nell’eterna durata di un sole implacabile e di un giorno che non finiva mai. Nulla si muoveva, tacevano gli uccelli e anche le cicale avevano smesso di cantare. I palazzoni, uguali ed in fila, belli e ordinati, con le loro terrazze di gerani, erano come strabilianti mondi d’ombra sospesi in silenziosa attesa.
Ha chiuso pigramente il giornale, pare che fosse aperto su uno dei tanti articoli di nera di questi giorni, quindi diretto alla finestra ha dato un ultimo sguardo all’interno, quasi come un riso beffardo lo ha divertito il suo riflesso alla televisione.
Da lontano l’odore del mare, non troppo lontano, con quel fico bagliore che sembrava venire da un altro mondo.
Nulla si muoveva se non le nuvole.

di Marco Ferrucci

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