SalTo 2022

L’aria torrida di Torino mi accolse a mezzanotte, nella stazione di Porta Nuova. Scendemmo in pochi da quel treno. Diedi un’occhiata rapida a quell’angolo di città semi deserto: austero, ma accogliente. Mi venne incontro Umberto, il mio partner, già a Torino da quella mattina. Stremata, mi feci indicare un alimentari di fortuna, quindi addentai della pizza fredda e mi fiondai nel nostro appartamento in affitto, a riposare.

Il giorno successivo ci svegliammo con calma, caffè e cornetto al volo e poi ci fiondammo tra i vialoni alberati della città, verso il Salone del Libro. Una fiera gentile, anche se affollata, piena di sguardi curiosi e gente che divora le pagine dei libri amati. Il mio interesse si nutrì di quell’entusiasmo e presto mi ritrovai a sfogliare i fumetti indie di It Comics, estremamente curati nella loro veste grafica. Scelsi “Yusif”, dall’avvincente copertina patinata e dal design ispirato a vecchie stampe sovietiche. Strinsi la mano a Rosa Puglisi, brillante autrice e Art Director, e scambiai due risate con Fabiano Ambu, autore dallo stile inconfondibile. Sempre più energici, nonostante le fronti imperlate di sudore, ci fiondammo nel padiglione 2, dove l’esotico stand di Ippocampo edizioni ci catturò al suo interno. Riconoscemmo nella sua struttura rosso ciliegia dei chiari rimandi orientali e, mentre sfogliavamo le preziose edizioni dei grandi classici, complete di inserti mobili, scoprimmo la promozione del giorno: “Le Cronache dell’Acero e del Ciliegio”, volume secondo. Osservammo assorti il dorso delle pagine riccamente decorato e ne sfogliammo l’interno. La sete ci stava consumando, quindi ci affrettammo a recuperare le borracce ormai roventi sul fondo dello zaino. Tuttavia, un’invitante bancarella “Aperol” fece capolino tra gli affollati stand del padiglione due: i bicchieri erano ampi e ricolmi del liquido fresco e aranciato. Non ci pensammo due volte e comprammo due spritz.

Ristorati, ci addentrammo nel terzo padiglione, dove incontrai finalmente i volti della mia casa editrice del cuore: Neo Edizioni. Raffinatissima, eccentrica e rigorosa nella scelta di autori superlativi, questa realtà editoriale si era insinuata nella mia vita da lettrice, accogliendo i miei gusti bizzarri. Conobbi quindi Angelo Biasella, Francesco Coscioni e Alex Piovan e fu come socializzare con vecchi amici mai conosciuti: la chiacchiera di cui avevo bisogno. Riconobbi nel loro carisma le storie che avevo amato, e nelle quali loro avevano creduto. Ci fu intesa, e mi offrirono da bere genziana a mezzogiorno. Accettai con un sorriso, felice di ritrovare persone oltre ai professionisti.

Tra i corridoi gremiti, mi capitò di incontrare personalità di cultura, gente che avevo avuto il piacere di seguire solo attraverso uno schermo. Nel prestigioso padiglione ovale, mi presentai ad Adrian Fartade ed Esperance Hakuzwimana, con un’espressione ebete sul volto. Scoprii la loro dimensione concreta, la loro natura sociale; gli strinsi la mano non occupata dal panino del pranzo, e scambiai quattro chiacchiere. Si dimostrarono gentili, attenti e interessati. Il caldo colpiva la testa e lo stomaco, la stanchezza avanzava e noi proseguimmo come in sogno, parlando dei miei romanzi, incrociando sguardi e storie. Prima di andare, non potemmo mancare di fare tappa allo stand Bao Publishing, dove conoscemmo uno dei nostri fumettisti preferiti: Daniel Cuello, intento a presentare in anteprima “Le buone maniere”, la sua nuova graphic novel. Ci dedicò uno sketch, tra una risata e l’altra, interloquendo con i suoi modi delicati e affabili. Accanto a lui Zerocalcare accennò un gesto di saluto verso di noi, con un sorriso. Ci allontanammo dallo stand, felici, con la nostra copia autografata stretta in mano. 

Quando tornammo allo spazio di Land editore (la mia casa editrice) una persona ci fermò. La riconobbi immediatamente. Avevamo smesso di parlarci su Facebook, dieci anni prima. Non ci eravamo mai visti. Mi disse di aver notato i miei post sul social, sapeva avrei presentato il mio romanzo a Torino; non poteva certo perdere l’occasione di conoscermi. Comprò il libro, davanti ai miei modi commossi e impacciati. 

Sul treno del ritorno, le energie ci abbandonarono e chiudemmo gli occhi, immersi in quella stanchezza appagante. Pensai all’importanza degli spazi sociali. Luoghi che danno e non tolgono, luoghi di incontro e scontro costruttivo. Degli ambienti che sappiano interagire attivamente con il nostro passaggio, che non lo subiscano, e che generino dialogo continuo. Crearli è un investimento per il futuro e una cura per il presente.

Tornammo a casa dormendo sul treno con in braccio, stretti, i libri acquistati e i ricordi impacchettati con cura.

Di Roberta Sciuto

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