Intervista a Marco Marsullo: Tutte le volte che mi sono innamorato (Feltrinelli, 2022)

Camminavo sperduto in una libreria di Napoli. Cercavo una lettura sincera, senza costruzioni eccessive o fittizie. Una lettura che mi facesse sentire a casa, da sentire vicina, che fosse reale, incontrando i suoi personaggi sulla mia stessa strada. Vengo colpito dalla copertina giallo senape di Tutte le volte che mi sono innamorato (Feltrinelli, 2022) di Marco Marsullo e quindi non serve leggere altre trame: se mi colpisce la copertina a primo impatto, allora il libro ha scelto me. Tutto le volte che mi sono innamorato e il suo protagonista, Cesare, trentacinquenne alla ricerca di amore, e i suoi quattro veri amici, Lucio, Sandro, Gabriele e Mariano, hanno scelto me. Sono entusiasta, pertanto, di ospitare l’autore Marco Marsullo in un’intervista, per confrontarci sul suo romanzo.

Copertina di Tutte le volte che mi sono innamorato (Feltrinelli, 2022) di Marco Marsullo

Ti do il benvenuto, Marco Marsullo, sull’Incendiario e ti confido che da un po’ di tempo sto cambiando il mio approccio alla lettura. Immagino ogni testo come un gomitolo, e mi incuriosisce il centro del filo, voglio scioglierlo tutto per sapere la storia e la nascita di una scrittura. Come è nato Tutte le volte che mi sono innamorato?

Ogni storia viene da lontano, almeno, spesso, le mie sì. Questo romanzo nasce tanti anni fa, mentre vivevo, in qualche modo, avventure molto simili a quelle del protagonista, Cesare. E mi dicevo: prima o poi io questo senso di inadeguatezza, di solitudine e spaesamento sentimentale, lo devo raccontare. E così, anni dopo, è nato questo romanzo.

Tutti i romanzi nascono da un evento che sconvolge la stabilità di un personaggio: il famoso naso storto di Vitangelo Moscarda. Nel caso di Tutte le volte che mi sono innamorato l’evento scatenante è lo stesso dei I promessi sposi: un matrimonio. Raccontami dell’inizio del romanzo: perché un matrimonio sconvolge tutti gli equilibri?

Perché un matrimonio è uno spartiacque. Segna la fine di qualcosa, spesso una fase di vita e non solo per gli sposi, ma anche per gli amici intorno: è la dimostrazione tangibile, specie per chi ancora non si è sposato, di un cambiamento che spaventa, stravolge ogni equilibrio e mette le persone di fronte ai propri errori. E’ un evento-bilancio, forse il più grande che possa essere tradotto all’interno di una storia, che metta a nudo le intimità dei personaggi.

Mi è venuto in mente un aggettivo per il tuo romanzo: originale; originale perché è il primo romanzo che io abbia letto che entra nel mondo dell’introspezione di un quotidiano universo maschile. Non rappresenti, infatti, l’uomo con i soliti superficiali stereotipi, abbatti i muri della superficialità per mostrare un aspetto intimo, privato e più reale del tuo protagonista, Cesare. Come mai, secondo te, in molti romanzi di oggi si tende a banalizzare la figura maschile nel quotidiano?

Oggi la narrazione maschile, a livello sociale proprio, non interessa quasi a nessuno, perché l’uomo è stato dichiarato il nemico giurato della donna, sulla quale invece, mediaticamente e nel mercato editoriale, c’è una lente di ingrandimento. L’errore di fondo è marchiano: mettere uomini contro donne è inutile. Oltre a rappresentare un abbaglio per tutte le questioni legate al genere femminile che, spesso, sono molto serie (lavoro, maternità, parità di diritti e via dicendo). Non è l’uomo in quanto tale il problema che appesantisce la situazione femminile: se mai è l’uomo, in quanto retaggio, in quanto massivamente presente nelle istituzioni, a non avere una visione totale e d’insieme dei veri problemi dell’universo femminile. E così la rivalsa è stata questa: il mondo della cultura, oggi, innesta solo storie tutte uguali che ruotano intorno alla figura femminile. Quando invece c’è tanto da raccontare anche sugli uomini, che non sono organismi unicellulari teleguidati dal pene e basta. Sono persone dotate di un cuore, un cervello e, spesso, anche di rimpianti, paure, aspettative. Soprattutto legate all’amore.

Ammetto di aver compiuto un errore di ragionamento all’inizio della mia lettura. Credevo che il nucleo principale fosse l’amore. Mi sono, invece, ricreduto: ciò che è centrale è la nostra necessità di amare e di essere amati. Perché è necessario l’amore? E, nello specifico, perché è necessario per il tuo protagonista Cesare?

Cesare, proprio come tante persone, e come me in passato, pensa che l’amore sia la risposta a una sofferenza. Una medicina. Un equilibratore che, quando arriva nella tua vita, risolve d’incanto ogni problema, ogni male. Invece l’amore è un’altra cosa, solo che per alcuni individui, uomini o donne non fa differenza, questo concetto arriva a piena comprensione (se arriva) nel tempo, con gli anni, sbagliando e facendo esperienza. Così si finisce a parlare di relazioni tossiche e casi umani, senza osservare che noi per primi non eravamo pronti ad accogliere qualcuno e nel contempo donarci, con serenità e trasparenza. Cesare queste cose le capirà piano piano, anche all’interno del romanzo.

“Ma tu quando stai male con una donna ti chiudi, sparisci, non ci racconti più nulla. Con Nora, mentre stavi con noi, facevi finta che andasse tutto bene. Io ti conosco da trent’anni, lo capisco da come respiri se stai bene o no. La cosa che mi meravigliava, e meravigliava tutti, è che tu stesso non capivi come stavi. E questo non è successo solo con Nora, ma pure con tutte le altre.”

Prendo questo estratto del romanzo perché colpito da un passaggio: Sandro a Cesare “lo capisco da come respiri se stai bene o no”. E diventa lampante la seconda, ma non meno importante, forma d’amore che c’è del romanzo: l’amicizia. Un’amicizia che non ha bisogno di parole, spiegazioni o costruzioni: un amico che ama capisce dal respiro, dalle cose minuscole, se l’altro sta male, se è felice, se ha bisogno di aiuto. L’amico diventa, pertanto, il respiro. Perché abbiamo bisogno di amici per respirare?

La visione di Cesare sull’amicizia è anche la mia. Gli amici sono la mia famiglia, la sono sempre stata, ma dalle famiglie bisogna anche imparare a difenderci, specie dal riverbero del peso che hanno le opinioni dei “familiari” all’interno della nostra testa. Cesare ama i suoi amici ma soffre, allo stesso tempo, l’immagine che loro gli affibbiano; immagine che lui stesso ha alimentato a creare, con i suoi comportamenti. Ma io volevo scrivere anche un romanzo sull’amicizia e le parti con gli amici, specie alcune con Lucio o Gabriele, ma anche con Sandro e Mariano, sono tra le mie preferite.

Ti ringrazio, Marco, per questa chiacchierata, per averci raccontato del tuo romanzo, e ti saluto con un’ultima domanda, che rivolgiamo sempre a termine di ogni nostra intervista: quale testo, che sia romanzo, raccolta di poesie, saggio critico o altro è da leggere oggi? Quale testo consiglieresti di leggere ai nostri lettori?

La mia vita disegnata male, di Gipi. Sto provando ad approfondire il mondo delle graphic novel, è davvero interessante.

Ancora un saluto e un ringraziamento a Marco Marsullo, ricordo che potete trovare Tutte le volte che mi sono innamorato (Feltrinelli, 2022) in libreria, su Amazon e su IBS.

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