Tutte le arti comunicano tra loro, dalle origini alla contemporaneità. L’arte della poesia e l’arte della musica sono arti amiche, per esempio: e si ricordano le canzoni cantante a ogni termine di giornata nel Decameron, oppure le contemporanee collaborazioni del Gruppo 63, come quella tra Sanguineti e Luciano Berio, nella produzione del libretto Laborintus II, nella messa in musica di alcuni versi di Laborintus. Si può parlare, poi, di amicizia tra letteratura e arti figurative: e si ricorda lo stretto rapporto tra Petrarca e Simone Martini, oppure le collaborazioni avanguardistiche del Futurismo.
Si vuole approfondire, pertanto, in questo articolo di un’amicizia indissolubile, una collaborazione tra due artisti coetanei: Baldassar Castiglione e Raffaello Sanzio. Ci si vuole introdurre in questo rapporto utilizzando come guida il saggio dell’emerito professore Amadeo Quondam: Il letterato e il pittore. Per una storia dell’amicizia tra Castiglione e Raffaello, pubblicato l’11 marzo 2021, Roma, casa editrice Viella. Si seguiranno i percorsi tracciati dal professore, introducendo inizialmente alla biografia dei due autori, per poi indagare nelle tre prove manifeste della loro amicizia: le prime due in ambito artistico, il Ritratto di Baldassare Castiglione e La scuola di Atene; la terza in ambito letterario e filologico, la famosa lettera di Raffaello e Castiglione a Leone X del 1519.
Raffaello Sanzio, Urbino 28 marzo o 6 aprile 1483, figlio di Giovanni Santi (1440-1494), pittore e umanista. A undici anni rimane orfano di padre e di madre, nel 1491. Viene affidato allo zio materno Simone Ciarla e inizia la sua attività di pittura. È in Italia centrale, a Roma dal 1509. Muore nella notte tra il 6 e il 7 aprile 1520. Baldassare Castiglione, Casatico di Marcaria nel 6 dicembre 1478, figlio di Cristoforo e Aloisia Gonzaga. Si forma a Milano alla corte degli Sforza. Nel 1499 muore il padre e torna a Mantova, nel giugno 1504 è a Urbino al servizio del duca Guidobaldo da Montefeltro. Nel febbraio 1513 è a Roma come ambasciatore del Duca di Urbino. Nel maggio del 1519 è a Roma come ambasciatore del Marchese di Mantova, e nel marzo del1525 è nunzio pontificio alla corte di Carlo V. Nel 1528 viene pubblicato il suo dialogo, Il libro del Cortegiano, uno dei capolavori della letteratura italiana: attraverso il dialogo e lo scambio, alla corte di Urbino, uomini di corte cercano di definire il modello ideale di cortigiano. Quondam esplora la biografia di entrambi gli artisti, e individua Urbino come la città in cui i due si sono conosciuti, in cui ha avuto inizio la loro indissolubile amicizia.
Considera controprove del loro legame, come già sopracitato, due famosi dipinti di Raffaello. Il primo, il Ritratto di Baldassarre Castiglione. Si tratta di un dipinto a olio su tela esposto al Museo del Louvre di Parigi, un ritratto del mezzo busto di Castiglione datato tra il 1514 e il1515, quando il letterato si trovava a Roma per un’ambasceria al papa.

La seconda opera di Raffaello in cui è possibile rintracciare il volto di Castiglione è la famosa Scuola di Atene, un pilastro artistico di alcune stanze dello Stato della Città del Vaticano, visitabile oggigiorno all’interno del percorso dei Musei Vaticani. Giulio II commissionò ad alcuni artisti, tra cui Raffello, la decorazione di sue stanze private del Vaticano, e trovò spazio pertanto nella Stanza della segnatura la Scuola di Atene, realizzato tra il 1509 e il 1511. Si rintraccia tra i volti amici dei filosofi (Platone è raffigurato con il volto di Leonardo Da Vinci, Aristotele con il volto di Bastagliano da Sangallo) quello di Castiglione nella figura di Zoroastro, in quell’uomo sulla destra con barba e cappello con un globo in mano, molto assomigliante al Castiglione del ritratto.


In ambito letterario e filologico, Quondam considera vessillo della loro amicizia e collaborazione la famosa lettera a Leone X, il cui tema era la protezione e conservazione delle vestigia di Roma antica. Si tratta di una preziosa testimonianza del crescente interesse e amore per le antichità, che erano andati maturando durante tutto il Rinascimento, fino a raggiungere una consapevolezza moderna sulla loro conservazione. Si ricercava l’arte antica, infatti, puntando sull’attività degli scavi archeologici. La lettera a Leone X può definirsi, pertanto, la genesi della rilevazione della Roma antica. Quondam si concentra, nel suo saggio, sugli autografi della lettera, conservati oggi nell’Archivio di Stato di Mantova (Manoscritto cartaceo costituito da 6 carte di formato 220 x 290 mm circa, ripiegate a formare fascicoletto non rilegato di 24 facciate, di cui 21 scritte, 3 bianche). Secondo il professore, è evidente che il vero autore di questa sia stato in realtà Castiglione, scritta per Raffaello; solamente egli, litteratus, avrebbe avuto le capacità di scriverla, al contrario di Raffaello, che per la sua preparazione poteva essere considerato un semianalfabeta. Nell’Ottocento, data la più vasta fama, Raffaello, però, veniva riconosciuto come unico autore, e Castiglione rilegato a un ruolo subordinato. Prende piede la Congettura del 1799 di Daniele Franceschini, secondo la quale poteva essere considerato Raffaello il vero autore, in quanto le idee, gli argomenti, le tematiche sono frutto della sua mente, mentre Castiglione era stato un semplice trascrittore dei fulcri indicati dal pittore. Riporto le parole di Quondam riguardo a questa congettura: una classica fake news, un’idiozia, con sconcertante gracilità argomentativa. (A. Quondam, Il letterato e il pittore. Per una storia dell’amicizia tra Castiglione e Raffaello, Roma, Viella editore, 2021, p. 116). Nel saggio, l’osservazione del professore si sposta su un’attenta analisi tanto tematica quanto filologica dell’autografo della lettera. Individua una netta divisione all’interno di questo: una prima parte di argomenti culturali, in cui Castiglione inserisce la sua cultura umanistica; una seconda parte di ragionamenti riguardo alla rilevazione architettonica della Roma antica, attraverso l’esplicitazione delle componenti tecniche da utilizzare, come la rappresentazione tridimensionale dell’assonometria. Da un punto di vista filologico e paleografico, si osserva nella prima parte una scrittura più tormentata, con notevoli cancellazioni e riscritture. Si nota, pertanto, la grande cura del letterato di scrivere questa prima sezione, di argomento prettamente culturale: le cancellazioni e le riscritture dipendono da una cura e un’attenzione da parte di Castiglione di presentare e raggiungere quell’arte e quella capacità naturale artistica presenti nel Cortegiano, che non siano artificioseo affettate. Al contrario, nella seconda parte la scrittura si appiana e si tranquillizza: di tematica prettamente tecnica, Castiglione ha solamente rielaborato nella forma corretta quanto suggerito da Raffaello. Secondo l’analisi di Quondam, per la realizzazione del lettera a Leone X è fondamentale, quindi, il ruolo di Castiglione, che filtra e arricchisce il pensiero di Raffaello: una scrittura più tormentata nella prima parte è, infatti, testimonianza del presente contributo del letterato, intento a rendere onorevole, decorosa e idonea la propria parte di lettera, modificandola più e più volte; nella seconda parte invece, si presta a essere le mani del pittore, a riportare su carta, in modo lineare, senza troppi interventi, le tecniche artistiche indicate da Raffaello. Per avvalorare la sua teoria, riguardo alla cifra letteraria di Castiglione nella produzione della Lettera a Leone X, Quondam analizza nel saggio altri autografi di Raffaello: quattro testimoni di lettere di Raffaello allo zio Simone Ciarla e alcuni sonetti del periodo romano. Quondam constata in questi documenti uno stile di scrittura molto basilare, con un lessico semplice, lineare e limpido, testimoniando che il pittore non sarebbe stato effettivamente in grado di scrivere la lettera a Leone X da solo. Si chiarisce, perciò, attraverso il racconto della scrittura di questa lettera il motivo per cui questa amicizia viene presentata da Quondam in Il letterato e il pittore. Per una storia dell’amicizia tra Castiglione e Raffaello come indissolubile: la pittura e letteratura sono inevitabilmente legate nella lettera a Leone X, l’una non può esistere senza l’altra; le capacità e conoscenze di Castiglione si sono unite alla tecnica e all’arte di Raffaello, in questo connubio impossibile da slegare, che ha portato alla riscoperta della Roma antica.
Per concludere, rinvio gli interessati alla lettura e all’acquisto del saggio di Quondam (nelle apposite librerie, su Amazon o su Ibs) al fine di scoprire altre sfaccettature e ulteriori approfondimenti dell’indissolubile amicizia tra Castiglione e Raffaello.
Articolo a cura di Antonello Costa
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