La settimana appena trascorsa ci ha svegliati inaspettatamente. Siamo stati costretti ad abbandonare la lunga catena di sogni, donati dai nostri miti. Abbiamo assistito attoniti ad un’ulteriore caduta di ogni forma di certezza. Ad una prima reazione di sconcerto e vacillamento può però subentrare la consapevolezza di non dipendere da nessuno, di poter contare su sé stessi, sempre più soli, indipendenti, liberi.
Un eroe del calcio e non solo, simbolo di riscatto, ci ha lasciati. Diego Armando Maradona, una sorta di moderno eroe dei due mondi, ci ha fatti svegliare da un sogno lunghissimo, ricco di emozioni, in cui la folla era invitata ad una festa colorata, rumorosa, allegra. Ci siamo improvvisamente sentiti orfani. Siamo ora catapultati in una realtà triste, in cui non c’è spazio per un sogno da condividere. Il grigio è tornato a prevalere sulla frenesia di colori fosforescenti.
Queste personalità uniche sono un po’ come la letteratura: ci fanno svincolare dalla routine quotidiana, ci regalano ulteriori scenari possibili, ci fanno immedesimare in avventure incredibili che, grazie alla loro geniale fantasia, fanno vivere in prima persona. Ci fanno sognare. Ora rimane una folla che si disgrega ammutolita; ognuno torna sulla propria strada, non c’è più motivo di aggregazione, la festa è finita. La gioia condivisa, all’ennesima potenza, viene depotenziata. Rimane l’opera di un uomo straordinario, che con la sua maestria e generosità ci ha insegnato a non accettare lo stato delle cose, a provare a cambiarle. Ci ha regalato il sogno di un mondo diverso, i cui rapporti di forza vengono rovesciati, in cui gli strati infimi, emarginati, vittime di un destino avverso, possono riscattarsi. Il Sud del mondo può prevalere sul Nord, almeno per i novanta minuti di una partita. In cui tutti hanno diritto di sognare.
Quest’anno così nefasto, diverso dagli altri, ci ha insegnato a vivere senza miti. Ci ha strappato gli eroi moderni, regalandocene però dei nuovi, meno appariscenti, il cui palcoscenico è la corsia ospedaliera, disposti a tutto pur di salvare le vite dei loro pazienti. L’eroicità cambia fisionomia, esce dai riflettori pubblici e dal clamore delle masse. Diventa silenziosa, pacata, sola.
Una ad una le città sono state costrette ad elaborare il lutto in ogni sua forma: da quella tragicamente personale a quella collettiva. E così Napoli – e l’Italia tutta – deve ora imparare a vivere senza l’uomo che le ha regalato sogni in cui credere e vie di fuga momentanee dalla difficile realtà quotidiana. Roma è rimasta orfana del suo maestro di teatro e di vita, Proietti, anch’egli creatore di sogni, emblema della possibilità di riscatto, di fare delle proprie radici un punto di partenza non da nascondere ma da valorizzare. Amato dal pubblico proprio perché è stato uno di loro, ha vissuto le stesse problematiche, ha condiviso le gioie e i dolori del popolo.
Ebbene sì, ora siamo costretti ad elaborare questi lutti. Se ne può ricavare un insegnamento: imparare ad essere soli. La solitudine non implica solo aspetti negativi. Vi è l’altra faccia della medaglia che, a parer mio, è quella dell’esaltazione della propria individualità. L’uomo contemporaneo è solo e dunque è totalmente libero, autonomo, indipendente. Questi valori devono essere riscoperti e valorizzati. È stato bello sognare tutti insieme, abbiamo bisogno di eroi moderni in cui immedesimarci, ma ora dobbiamo prendere in mano la nostra vita, capire che possiamo contare sulle nostre forze e potenzialità, lottare per far affermare i nostri sogni e punti di vista. Ognuno di noi conta, siamo scrigni che nascondono tesori unici. Ognuno è latore di una storia che merita ascolto.
Dunque è necessario far emergere l’importanza dell’individualità, del portato di ricchezza e di esperienze personali che ognuno rappresenta. Solo credendo nelle nostre potenzialità, in noi stessi come individui unici ed inassimilabili a masse amorfe, possiamo vivere pienamente liberi e consapevoli. E poi tornare a sognare tutti insieme, riconoscerci in sogni e valori collettivi ma sempre preservando gelosamente la nostra libertà.
La sottoscritta presenterà un articolo di critica sull’importanza della libertà personale. Oggi abbiamo il diritto ad un cantuccio tutto per noi, a tenere la privacy lontana dagli onnipresenti riflettori pubblici. William Faulkner nel suo Privacy mette all’erta sui rischi di una società curiosa, morbosa, voyeuristica, pronta a gettare in pasto ad un pubblico affamato il personaggio pubblico di turno. Margaret Atwood delinea nel romanzo Il racconto dell’Ancella un futuro distopico, in cui gli Stati Uniti mettono in pratica il rigido moralismo dell’Antico Testamento e le donne diventano i meri recipienti della procreazione. Tutto il resto, compresa la libertà, viene estirpato.
Marco Ferrucci presenterà il suo racconto inedito Stella. Una storia di solitudine, abbandono, ricerca disperata di vie di fuga da un presente asfissiante, che dialoga scontrosamente, fino ad arrivare a litigare, con un passato felice ed irrimediabilmente perduto. L’autore ci fa calare brillantemente nei pensieri della protagonista, ci fa assaporare tutte le tonalità della sofferenza, della solitudine, del provare a farcela da sola. L’indipendenza ha molteplici sfaccettature e il lettore è chiamato ad assaporarle una ad una.
Torna Collins, con Dall’astronave alla slitta, pronta a consigliare autori e a farci orientare nella scelta di libri da leggere e regalare a Natale. Siamo alle soglie di dicembre e nonostante l’eccezionalità di questo momento storico il Natale ci attende. Proveremo a celebrarlo in una maniera diversa, più raccolta, forse più autentica e sincera. In una condizione di perdita assoluta di certezze, fa bene rifugiarsi in una tradizione, anche solo per assaporare una normalità che ci è stata sottratta. La nostra collaboratrice delinea un percorso di libri per affrontare questa festività. Un articolo che dialoga e si allinea allo spirito natalizio che possiamo assaporare in film e canzoni di questo momento magico, tanto atteso. Consigli che sono al servizio della letteratura di qualità e del lettore. In cui poter ritrovare un po’ di serenità, riconoscersi, immedesimarsi, tornare a compiere il viaggio che solo la letteratura ci dona. Il libro sarà il nostro confidente, ci regalerà torpore e certezze. Ci farà tornare a sognare.
A conclusione di questa settimana dedicata all’esaltazione della nostra libertà, presenteremo una rubrica di interviste, pubblicate ogni fine settimana, di sabato. Le protagoniste saranno le librerie indipendenti. Il mercato librario è in affanno, costretto tra le morse di un pubblico sempre più esiguo, dei colossi dell’e-commerce e delle grandi catene di distribuzione. Vogliamo mostrare le piccole realtà, quelle che contano solo sulle proprie forze, che non scendono a compromessi. Librerie raccolte ed indipendenti, in cui un quartiere si riconosce, che sono lì da anni, tanto da diventare una parte integrante della storia di quel territorio. In esse il libraio diventa un Davide costretto a combattere contro i giganti Golia della contemporaneità, armato solo del proprio amore per la lettura e della dedizione al mestiere. Ci auspichiamo che attraverso il nostro modesto contributo queste realtà vengano conosciute, adottate dai lettori, amate e frequentate. E che possano continuare a difendere la loro autonomia, a proteggere il proprio scrigno, a non far assorbire la propria individualità dalla massa indistinta e dalla rincorsa agli introiti facili e ai best-seller.
Proteggiamo la loro indipendenza per continuare ad essere lettori consapevoli ed in grado di leggere secondo gusti e criteri personali. Apriamo il nostro orizzonte mentale, disposti anche a scoprire nuovi protagonisti della letteratura, a farci arricchire da incontri inaspettati. Torniamo ad essere uomini liberi.
Eleonora Bufoli per la Redazione dell’Incendiario