Era il 1979. La casa editrice Bompiani è un arco, e Umberto Eco la sua freccia. Lector in fabula colpisce il segno. Il mordente di Eco, il suo saggio che sfida il lettore; lo sfida a sfidare ogni testo.
Tu, che sei lettore, devi risolvere gli indovinelli delle parole; perché ogni testo è una catena di indovinelli, di enigmi, di misteri, e tu che sei lettore, dopo averne risolto uno, devi affrontarne uno più difficile. Perché ogni testo è un videogioco, tu che sei giocatore, ogni volta che completi un livello, devi giocarne uno più complesso. Tu, che sei lector, non puoi più leggere con fare distratto; con competenza attiva devi aspirare a diventare quell’ipotetico, il lettore ideale.
Eco è, quindi, spietato, nel delineare questo gioco, perché nessuno riesce a risolverlo, nessuno riesce davvero a compiere tutti i salti logici. Per quanto si provi a vincere, nessuno sarà mai il vero lettore ideale. Forse, rispolverando un concetto stoico senecano, il vero lettore ideale è colui che continua per tutta la vita ad arrivare a questo modello; ma un indovinello, una sfumatura, un livello, un filo, a te, lettore, sfuggirà sempre, ancora e ancora.
Ma come si gioca, come raggiungere quello ideale? Si presuppone che il lettore abbia una propria curiosità, uno spirito percettivo, e abbia acquisto una buona cultura e una forte istruzione. Poi affronta il boss del gioco, il testo, e ne inizia l’analisi. Se si legge velocemente, purtroppo, le parole sono solamente parole, inchiostro su carta. Lo scrive Eco, il testo, le parole sono una macchina pigra, e il gioco del lector è di intervenire per conferire loro significati, per scoprire la città che vive dietro la parola. Uno dei livelli, degli indovinelli, è sicuramente scoprire i ponti, i fili, i collegamenti che incorrono tra una città e l’altra. Ogni specifico testo, infatti, se ne collega a un altro, si intreccia ad altre città, e il lector, i vari lettori, i diversi critici devono individuare, osservare, capire questi intrecci curiosi. È ciò che si definisce, uscendo da questa metafora giocosa, intertestualità. Ce ne offre una definizione specifica Genette in Figure: la presenza effettiva di un testo in un altro, attraverso citazione, allusione letteraria, trasformazione, imitazione, riferimento al contesto letterario. Ci inoltriamo quindi, in questa settimana, in questo livello offerto al lector, cogliendo i collegamenti intertestuali, i fili nascosti, le strade di queste città. Approcciarci in maniera critica, con cultura attiva, guardare, non solamente vedere, i testi.
Sarà presentato il mio articolo di critica riguardante il componimento poetico Recit di Pasolini, contenuto in Le ceneri di Gramsci. Il mio primo approccio di scrittura all’universo pasoliniano, ripercorro la storia del mistero legato al titolo della poesia, che si intreccia alla famosa tragedia di Racine Fedra. Il personaggio di Fedra e Pasolini si specchiano in un confronto, e si scagliano contro un contesto che condanna i loro sentimenti effettivamente innocenti.
Leonardo Borvi si concentra, invece, sull’ambito della saggistica attuale, e ci propone la sua recensione al recentissimo Della gentilezza e del coraggio di Gianrico Carofiglio: un manuale di sopravvivenza ad un cittadino dei nostri anni La disciplina del Jujutsu viene applicata al dibattito attuale, che sia politico o sociale. Il collegamento interculturale evidente non sminuisce sicuramente la sua validità, ai fini di una lezione utile di rispetto e convivenza civili.
Lo spazio inediti prevede la pubblicazione del primo inedito di Fabio Massimo Cesaroni, La premessa di uno studioso saturniano nella traduzione e nel commento di alcuni canti nettuniani. In un immaginato universo futuro, l’inedito di Cesaroni è un’epistola come premessa riguardante la scoperta e la riuscita traduzione di antichi canti nettuniani, inviata da uno studioso saturniano alla maestà delle lune e degli anelli. Una nobile e intelligente provocazione di Cesaroni al lettore, una vera sfida, in cui il lector deve cogliere lo studio leopardiano e la passione cinematografica. Sembra di muoversi, infatti, in un universo galattico ispirato dalla serie di successo di Star Wars, coadiuvato nobilmente dallo studio e il riferimento alle Operette morali di Giacomo Leopardi, ricordando i suoi dialoghi di ispirazione lucianesca.
Infine continuiamo le nostre interviste alle librerie indipendenti, riserve protette degli scrigni più rari. I generi vivono tra gli scaffali di queste, la narrativa, la saggistica, la poesia, il fumetto, e vivono poi nelle librerie del lettore, consigliato dal buon libraio, che pone onore e rispetto ancora a questo mestiere. Se volete muovervi nell’intertestualità, chiedete al libraio, che sa suggervi le più perle più rare, e leggete con cognizione, cercando di cogliere il più alto numero di significati.
Sarebbe bello, infine, assumere questo fine occhio critico, anche fuori dall’ambito della letteratura: forse anche l’oggi, che risulta banale, circostanziale, statico, ha bisogno di questo gioco. Forse il presente ha bisogno di cittadini che continuino a sfidare sé stessi per cercare di raggiungere quello ideale. Forse le città hanno bisogno di competenza attiva, di perspicacia, di genuinità e di genialità, e non scadere in quelle scontate macchine pigre. Forse abbiamo bisogno di cogliere i fili, i collegamenti tra noi, e non tagliare questi per inventate diversità. Forse noi abbiamo bisogno di più cultura, più consapevolezza, di più critica. Forse dovrei cancellare questi forse.
Antonello Costa per la Redazione dell’Incendiario