Ci siamo rotti le palle dei limiti

Ci siamo rotti le palle dei limiti! Del Covid, dei retori e dei politicanti che ripetono in continuazione quanto il virus ci abbia insegnato a capire quanto siamo piccoli. Che l’uomo è solo un punto nell’universo. Che su questo pianeta siamo degli ospiti. Ci siamo rotti le palle dei vari Greta Thunberg di turno. Il Covid, belli miei, ci ha insegnato tante cose: una di queste è che l’essere umano non è capace di stare al suo posto. Non ce la facciamo proprio. La nostra testa è tra le stelle. Verso altri pianeti. Sto pianeta ci sta stretto, non lo vogliamo e stiamo facendo di tutto per spurgarlo da sé stesso. Noi facciamo parte di un’altra Terra, di un’altra natura, la nostra. Questo vuol dire costruire ovunque, anche dove non si potrebbe. Sulle scogliere a picco: poi sti cazzi se vedo le tombe galleggiare in mezzo al mare. Inquiniamo gli oceani con le scorie radioattive. Abbattiamo gli alberi per fare autostrade perché ci dobbiamo muovere sempre più veloci, ad ovest o ad est, come un canarino che vola veloce all’interno di una gabbia. Siamo troppo rapidi e il pianeta è troppo piccolo. Spazio = Tempo * Velocità. Il tempo è poco e la velocità è alta. Lo spazio si assottiglia sempre più e un giorno cesserà di esistere.

Il Covid ci ha insegnato che l’essere umano non ha limiti; non li vogliamo. Allora perché reprimerci in una natura che detta dei tempi dilatati e bradicardici?! L’uomo è contro natura. Fa tutto contro natura. Una delle ultime cose che sta architettando è la fusione nucleare. Ci avete mai pensato cos’è la fusione nucleare? Io sono andato a documentarmi, perché l’argomento mi affascina come un bambino che vede il buio e dentro ci vede i mostri. Sa che non entrerà mai nella cameretta ma guarda quel buio come se dovesse trovare sé stesso all’interno, quel vuoto lo affascina. Ebbene, riassumendo, la fusione nucleare consiste nel confinare degli atomi all’interno di una grossa ciambella (tokamak) in cui si crea il vuoto assoluto. Gli atomi riscaldati da un grande campo magnetico si fondono tra di loro liberando energia termica che, raccolta, verrà trasformata in energia elettrica. Affinché si possa attuare la fusione la temperatura all’interno della camera deve superare i 100 milioni di gradi. Solo in un altro posto le temperature sono così elevate, nel Sole.

L’uomo sta cercando di replicare sulla Terra il Sole. Una stella su un pianeta. Follia? Genio? Ho paura. Ho una fottuta paura che questa cosa ci ucciderà tutti. Ci serve l’energia rinnovabile. Ok, l’abbiamo capito; ma non potremmo sfruttare ciò che già abbiamo? Vento, Luce, Gas, Acqua. L’energia da fusione è costosa, difficile e ancora non sappiamo se sarà redditizia. Mi sento un bambino che prova a parlare di come si costruisce una casa. Tutto è vago e molto più grande di me. Mi sento piccolo e forse anche alcuni di voi provano questa sensazione di precarietà e deficienza:

Siamo uomini-sabbia/ equivalenti, ammassati, sottili, trascurabili/ in balia della pietra e dell’aria/ del tuttavia che ridimensiona la fantasia

Questi sono i versi che recita la poesia Uomini-Sabbia di Fabrizio Sani, un’esordiente e validissimo poeta de L’Incendiario. Ecco, a volte quando tutta l’onnipotenza dell’uomo mi si riversa contro mi sento proprio così, come un essere trascurabile in balia della pietra e dell’aria. Fabrizio Sani esordirà per noi questo mercoledì e vi invito a non perdervelo. Inoltre, questa settimana Eleonora Bufoli recensirà Elbrus, un romanzo distopico che ci è stato inviato dagli stessi autori: Marco Capocasa (ricercatore in antropologia molecolare) e Giuseppe di Clemente (scrittore e appassionato di fantascienza).

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