#Salto2021 – seconda parte

#SalTo2021 di Natalia Marraffini – Prima parte

#SalTo2021 di Natalia Marraffini – Seconda parte

Lunedì 18 ottobre 2021

Oggi è il mio giorno. Se ieri tra la folla intravedevo la me diciottenne, oggi non c’è più, la cerco, ma non la trovo. Ci sono solo io: scrittrice, professoressa, donna. La Premiazione del Concorso Letterario Lingua Madre è alle 14.00, ma prima, insieme alle altre finaliste, facciamo una breve intervista per Rai3 ed è in quel momento che conosco di persona Daniela Finocchi, l’ideatrice di questa iniziativa dedicata alle donne straniere in Italia. Piccoli eventi si susseguono frenetici uno dopo l’altro: dall’intervista, al fare una foto, salutare il sindaco del mio paese, al trovare posto, ai discorsi introduttivi di Nicola Lagioia, del presidente del Circolo dei Lettori, della stessa Finocchi e molti altri ancora. Poi, sul palco si susseguono le vincitrici dei vari premi speciali, della sezione dedicata alle donne italiane che raccontano donne straniere, infine il podio. La terza classificata, la seconda ed io per ultima. La prima per ultima. Ho ascoltato tutto, e tutti i grazie. Ieri ho ascoltato la folla, i relatori, l’entusiasmo, la stanchezza, il fermento, la voglia di esserci delle persone intorno a me in me.  Adesso è il mio momento di dire qualcosa. E dico che sono qui perché mi sono chiesta: chi sono io? Un po’ argentina e un po’ italiana, non ho mai saputo quale fosse la mia lingua madre. Dico che per me è un onore vincere questo concorso perché sono entrata a far parte di una grande famiglia unita da alcuni dei valori più autentici dell’umanità, poiché qui, al Salone Internazionale del Libro di Torino, essere stranieri e straniere significa essere uniti. E dico grazie. Perché qui quella diciottenne affamata di libri che scriveva per il giornalino della scuola si era sentita a casa, ma non me lo ero dimenticato. Perché qui oggi so chi sono e dove sono. A casa. Non mi sento straniera dove coltivo le mie passioni più autentiche. 

La raccolta di Lingua madre, in cui è presente il racconto vincitore di Natalia Marrafini

Come una cascata tutti i tasselli di questi due giorni mi piovono addosso alla fine dell’evento. Riesco a mangiare qualcosa solo nel tardo pomeriggio, in solitudine e all’aperto respirando profondamente tutte le meravigliose sensazioni che mi attraversano. È allora che dando uno sguardo al programma decido di andare a un’altra conferenza. Non l’avevo programmato perché temevo che sarei stata troppo stanca, però mi rendo conto che sono qui per questo: per ascoltare, percepire e raccogliere tutta l’energia di questa esplosione Supernova. Allora ci vado. Vado ad ascoltare Rosa Tiziana Bruno e Maria Greco che parlano di educazione al pensiero ecologico. Lì scopro che per loro questo significa educare alla relazione, al valore dell’altro, all’empatia, all’incontro attraverso la lettura e la scrittura autobiografica. Un problema, che tutti noi percepiamo come scientifico e tecnico, è, per loro, un problema relazionale. Non abbiamo capito di essere tutti interconnessi, di essere tutti umanità ed è per questo che viviamo questa crisi climatica. Non abbiamo saputo dare valore a questa interconnessione e non abbiamo fatto nulla per preservare la collettività andando verso l’esaurimento delle risorse del pianeta. Bruno presenta il suo percorso educativo con un entusiasmo indicibile, la sua fiducia nel tema della relazione per risolvere il problema ecologico mi colpisce. Ripenso al mio discorso, a quando ho detto di essermi chiesta “chi sono io?”, a quando ho detto che questa è la domanda dell’essere umano, che sono fiera di far parte di Lingua Madre perché porta avanti valori autentici come l’unione tra culture diverse. Ripenso al fatto che essere al Salone Internazionale del Libro di Torino significa essere uniti e che dopo la pandemia c’è un “noi” ancora più forte. Mi torna in mente la riflessione che mi ha scatenato Caminito. Sì, c’è un noi, ma in un’epoca in cui si scende in profondo contatto con l’io, e l’individualità che cerca un contatto più autentico e vero con l’altro. Mi torna in mente la filosofia di Saudino e di Tlon proposta al grande pubblico, al fine di diventare strumento necessario a ripensare all’umano, al futuro e anche al passato. Ripenso alla coesistenza di stand di lusso che hanno tutto ciò che potresti desiderare con quelli piccoli, ma accoglienti che ti fanno sentire coccolata. Tutto questo esiste insieme, un’interconnessione tra persone.

Il giorno dopo leggendo i giornali scopro che il Salone ha fatto il botto, è davvero esploso come una Supernova superando le sue edizioni precedenti: è arrivando a 150.000 ingressi con un numero altissimo di giovani partecipanti. Allora capisco che l’energia che a me resta di questa maestosa esplosione è proprio quella della relazione, di un senso condiviso di interconnessione ritrovate nel fermento culturale e intellettuale. Forse l’avevo già intravisto quando avevo diciotto anni, sentendomi a casa, ma non avevo ancora gli strumenti per capirlo o per dirlo. Adesso, però, sono una scrittrice, so dove abito e come voglio stare in questa Terra. Ognuno ci avrà visto qualcosa di diverso in questo #SalTo21. Io ci ho visto questo.

di Natalia Marraffini

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