Jeanne,
Ti ho vista, ti ho seguita sempre. Quando nascesti, facero nascere anche me, proprio accanto a tua madre. Livida di freddo, la facesti soffrire, togliendole ancora sangue, mentre io tentavo di darle vita. Respirasti per la prima volta l’aria gelida di quella notte, senza un urlo, senza una lacrima. Fredda come una lama sei stata, Jeanne, e io ti ho adorata all’istante. Riflessa nel tuo petto, mi vedevo, sempre più forte nel corso degli anni. Prima bambina coraggiosa, aggressiva, poi giovane e superba, magnifica Jeanne. Io ero ovunque in te: negli occhi, nello spirito, nella tua battaglia. Hai creduto in me, mi hai fatto baciare le tue ferite, per sanificarle e santificarle, mi hai concesso di darti luce nelle notti più solitarie e terribili. Non ti ho mai abbandonata. Nascevo e morivo, dal fragore della tua spada che attaccava la lama del nemico, ruggivo assieme a te e illuminavo con te la battaglia. La nostra vittoria. Allora eri Santa, amore, e hai deposto la tua spada, hai sorriso. E io fui luce per te, dovevi risplendere di gloria.
Ed è in questi momenti di gioia che vorresti maledire la tua natura profonda, figlia mia: tu perché furiosa, io perché bruciante. E quelle creature che chiamasti fratelli, mi tirarono via dalla mia vera natura, quella che ti ama, e mi usarono per quella che non vorrei essere. Quando sfiorai la tua pelle, decisi di morire, per sempre, lasciare questo mondo in ombra. Ma la tua carne non era umana, le tue membra chiamavano la lotta, mi attiravano a te. Allora decisi di levarmi in alto, più che mai, dato che non ho potuto evitarti. Ho soffocato infine il tuo primo e unico grido di dolore. Quello che non esprimesti da neonata, urlasti forte in morte.
Ti ho uccisa, e come posso bruciare ancora?
Addio, figlia mia.
Tua madre
La Folgore, La Fiamma
https://lincendiario.com/tag/epistola-che-rinasce-dalle-ceneri/ di Roberta Sciuto