Mi è sempre piaciuta la carta, fin da bambina: quando mi perdevo nelle librerie alla ricerca di un nuovo volume da acquistare passavo interminabili minuti a mettere il naso nelle pagine di tutti i libri, con quella carta ancora incollata che sapeva di nuovo e di avventura. Devo ammetterlo, ciò che mi ha spinto a leggere questo libro è stato proprio il titolo: gli origami sono per me un ossimoro. Rappresentano al contempo la fragilità della carta, al cui tocco irruento si distrugge o ti ferisce, e la sua forza creatrice, capace di diventare essa stessa un mezzo per la tua creazione: che sia essa un animaletto, una nota importante, una lista della spesa o la bozza di una lettera. Quando poi ho trovato nel testo un’anima come quella di Olga, la protagonista, mi è sembrato proprio di ritrovare in lei l’ossimoro della carta, fragile e forte allo stesso tempo.
È proprio la carta e la passione per i libri che accompagnano la giovane Olga così come accompagnavano la giovane me: la protagonista è una bibliotecaria con la passione per la scrittura e per il mondo giornalistico, passione che si sviluppa grazie alla fondazione di un giornale (“Origami”, appunto) durante l’adolescenza, il quale diventerà una vera e propria testata nel corso del tempo. Come anticipavo, Olga è forte: è cresciuta con i suoi nonni dopo essere rimasta orfana, e ha fatto di tutto per inseguire il suo sogno di lavorare nella grande biblioteca di Itaque. Qui si incrociano le vie di molti personaggi: Marianne (la mia preferita: è molto sensibile, ha la testa sempre tra le nuvole e una grande passione per i numeri e la matematica), Jeremy, Gustavo, Emilio, Rossana e tanti altri. Come in ogni romanzo che si rispetti, non può mancare l’amore: non solo scopriamo la storia tra Olga e suo marito Gustavo, un facoltoso editore e giornalista, ma si dispiega tra le pagine anche la liaison amoureuse con il filosofo Jeremy; mentre la costante presenza di Emilio permette al lettore di interrogarsi veramente sul significato del rapporto carnale agli occhi di una donna sensibile come la protagonista: questo personaggio è forse un fantasma erotico che esiste solo nella mente di Olga per appagare realmente i suoi desideri inespressi?
La trama ti accompagna dolcemente nella lettura: non è uno di quei romanzi fatti di colpi di scena banali, di delitti sanguinosi, di tensione disattesa. È più una storia che ti prende per mano tramite il racconto dell’autrice: la sua è una penna delicata, quasi un’antica piuma d’oca che, con la lentezza di cui necessita per stendere l’inchiostro in lettere eleganti, ti trasporta nella ridente cittadina di Itaque. E non solo: essendo una storia costruita sui libri, il viaggio in cui il lettore viene immerso attraversa i giganti della letteratura, e sembra di esplorare in 128 pagine tutta la biblioteca di Olga. Non è un libro per digiuni di letteratura, questo è certo: il lettore ideale che l’autrice immagina si nutre di filosofia, scienza, arte e poesia, e senza queste conoscenze pregresse è più complicato comprendere i rimandi impliciti ad altri testi.
Decisamente un romanzo consigliato a chi non basta avere un solo libro in mano, ma voglia sentirsi in un altro mondo in cui i libri continuano a moltiplicarsi e a trasformarsi, un po’ come la carta diventa Origami.
Gloria Fiorentini
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