Nella culla della libertà i diritti della persona stanno subendo una violazione inaccettabile. Gli Stati Uniti d’America, che proprio oggi festeggiano l’anniversario della loro liberazione, stanno mettendo in dubbio diritti che si pensava ormai del tutto acquisiti.
La Corte Suprema lo scorso 24 giugno ha abolito la sentenza Roe v. Wade del 1973, che sanciva la libertà di abortire. La decisione sui corpi delle donne spetterà ora ai singoli Stati e ai numerosi e disparati governatori.
Una decisione che annichilisce la lotta per la libertà e il coraggio con cui la ventenne Norma McCorvey ha fatto causa 50 anni fa al procuratore del Texas Wade e ci trascina a forza all’indietro, all’era del proibizionismo, delle libertà negate ma che trovavano pericolosi spazi nel regno del segreto e del sotterfugio.
Quello che più spaventa è che nella culla della democrazia, nel Paese in cui essere felici è un diritto riconosciuto dalla Costituzione, in cui il singolo individuo con la sua capacità unica di visione e costruzione può realmente essere artefice del proprio destino, in cui vengono premiate le capacità e i talenti personali, si cerca di sradicare la facoltà di decidere sul proprio corpo. E così avanza lo spettro raccontato dai romanzi e dal grande schermo. Le pagine distopiche di Margaret Atwwod e del suo Racconto dell’ancella sembrano improvvisamente prender corpo, le cappe asfissianti che soffocano i piani sequenza di 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni e il dramma della giovane protagonista de L’Evénement raccontano il calvario di donne annullate, ridotte a meri recipienti, urne, grembi con il fine ultimo e imprescindibile di procreare.
Corre un brivido lungo la schiena a vedere questi spettri aggirarsi proprio nel cuore dell’Occidente, dove la tecnologia ha fatto passi da gigante, dove la vita del singolo trae giovamento proprio dai progressi scientifici e tecnologici, dove ancora risuonano i versi dirompenti di Jan Kerouac, dove il confine viene abbattuto dalla commistione tra etnie, dalla rotta infinita verso un orizzonte impossibile da chiudere della Route 66, dove i sogni continuano a mettere in moto le macchine da presa di Hollywood e del regno dell’onnipossibilismo, dove le note di un rock imbrigliabile fanno esplodere i confini della musica.
Ed ora si sta cercando di scavare un baratro incolmabile dall’idea di democrazia e dal sogno di poterla trovare in un Paese e in una società, come ricorda la giornalista Mara Gay in un editoriale del New York Times:
In the America where I came of age, I was told my life was worth more than my ability to have babies. And my sexuality was nothing to be ashamed of.
Mara Gay, The Republican War on Sex, NYT, 2 luglio 2022
Si rischia così di tornare indietro anni luce, di dimenticare che la donna è un essere vivente che ha diritto di essere felice e di scegliere liberamente, nel sacrosanto recinto puntellato dalle leggi e dalla Costituzione. Il rischio è quello di appiattire la donna alla sua funzione, di radicare una mentalità utilitaristica e meramente tecnica, di scordarsi le battaglie combattute decenni fa per conquistare diritti e radicare la società sulla libertà.
Occorre riscoprire la stessa spinta che ha reso gli Usa uniti quel 4 luglio 1776, la stessa sete di giustizia e frenesia di autodeterminazione che ha permesso agli americani di svincolarsi dalla morsa della madrepatria inglese, di spogliarsi dello status di colonie e di ambire alla costruzione di una Nazione indipendente e libera, di aprire le vaste radure alla costruzione di una società che almeno sulla carta si professa accogliente e libera, dove il centro è rappresentato dalla persona, la “maschera” che interpreta diversi ruoli, che spazia tra diverse situazioni, ma dietro la quale c’è l’unicità imprescindibile di una vita che ha il diritto a gestire la sua esistenza come meglio crede.
Difendere i propri diritti significa essere consapevoli del sostrato di libertà che costituisce la sola e unica base per una società fatta di cittadini responsabili, gli unici che a loro volta possono tenere in vita la democrazia.
Che questo Independence Day ricordi di recuperare lo spirito unitario dei padri costituenti e difendere a spada tratta i diritti di ogni singolo essere umano.
Che l’unico sguardo rivolto all’indietro sia quello verso l’apologia dell’uguaglianza e della libertà della Dichiarazione d’Indipendenza del 1776:
All men are created equal, that they are endowed by their Creator with certain unalienable Rights, that among these are Life, Liberty and the pursuit of Happiness».