Poesie di Andrea Galli

IL GIOVANE FALCO E IL VENTO

Dove inizia l’azzurro
oltre le cime frondose dei pini
alto traccia aerei cerchi
un giovane falco.
Gira, scende e risale
or batte l’ale or plana
attendendo il momento propizio
per lanciarsi sulla preda.
“Chi aspetti?” domanda il vento.
“Un topino, una lucertola o chissà.
E tu che aspetti qui?”
Il vento cresce rabido e improvviso,
si fa vento di tempesta
impetuoso, elettrico.
“Io non aspetto, io mi muovo
sempre. Io non ho luogo e non ho tempo. Sono da sempre e sono dovunque
ma il mio viaggio ogni giorno è diverso.” “Sei fortunato tu! Io sono un giovane falco perituro. Quelli della mia specie
ogni anno compiono una tratta
ogni anno uguale
e non vivono che una manciata di anni.”
Il vento sorride e soffia e soffia.
“Lo so. Ogni stagione
voi v’adoprate per seguirmi
ma il vostro anelito viene sempre deluso.” S’arresta su di un ramo il falchetto sferzato dal vento.
“Tu che hai visto il mondo
mille e mille volte
per mille e mille anni, dimmi:
cosa c’è oltre quella collina
cosa c’è oltre l’Africa dove
andrò a svernare?”
Il vento si placa improvviso.
Anche le fronde s’arrestano
si mettono in ascolto.
“Ho percorso il pianeta in lungo
ed in largo, ma non ho visto che un luogo.
Un luogo di boschi e deserti
di prati grassi e stentate steppe
una città di polvere
una città di luce
una città sempre diversa
sempre la stessa.”
“Non ti capisco, vento. Che vai significando con le tue oscure parole?”
“Le mie parole sono limpide
come il cielo di luglio, mio piccolo amico,
ma tu sei troppo giovane per capirle.
Dovrai vedere tante albe e tramonti innumeri per capire che ogni giorno si ripete
come il frangente sulla spiaggia
avanti e indietro identico nella diversità
e diverso nell’identità.”
“Se ho capito quel che hai detto, io non t’invidio, o vento.
Preferisco il mio breve giorno
al tuo infinito viaggio.”
“Non c’è un meglio o un peggio
giovane falco, un prima e un dopo.
Ogni prima si ripete ed è già domani
così l’ignoto diviene noto,
il giovane un vecchio saggio
che da poche note riconosce il canto.”
“Mi piace ascoltarti, o maestro vento
ma vedi che quel topino
abbandona la sua tana. Ieri è stata
la volta di suo fratello ed oggi tocca a lui.”
Il falchetto esita un istante, ma non perde di vista
la minuscola preda.
“Allora è come dici tu! Ieri, oggi, domani
tutto uguale tutto diverso.
Arrivederci vento!” prorompe lanciandosi
in picchiata.
Il vento sorride, saluta il falchetto
e ne se va. _____________________________________________

Le fresche violette che al tempo delle danze nei prati adoravi aulenti di sole
una nera giumenta dilania scipita vivenda fieno bagnato. Non piangere sulla sabbia
che la clessidra ha versato.

Il sogno di ieri, così vivido!,
è circonfuso di nebbia.
Lo ricordi? Vagavi tremebonda
per strade sconosciute o dipingevi
l’amore con mani di seta?
Taci non rispondi perché sai
che si vive solo domani. _______________________________

Un rigagnolo di tramonto sporca
il terrazzo. Una sedia e un uomo dipinge vette scalate asfalti sfatti
brandelli di idee giovanili.
Quasi un grido, s’ode, un cicaleccio
una gazza s’alza in volo, si posa
su di un ramo nel brolo, prende fiato, svola via non c’è più.
L’uomo s’alza di scatto, scende in strada rinnovato. A piedi nudi inizia il suo viaggio.

di Andrea Galli

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