Sono da sempre un’amante dei gialli: provo piena soddisfazione alla fine della risoluzione di un caso, per me è un percorso quasi catartico. Una sensazione che possono ben comprendere gli amanti dei gialli come me, ma non solo. È una sensazione comune a tutti coloro che leggono un buon libro e ne sono pienamente soddisfatti.
“La balia” di Petros Markaris (Bompiani, 2009) è uno di questi casi. Un autore che sinceramente non conoscevo e che si è rivelato una piacevolissima scoperta. È uno scrittore più volte paragonato al nostro Andrea Camilleri, anche se personalmente non ho riscontrato molti punti in comune. Anzi, sono molto diversi sia nel loro modus operandi di condurre le indagini, sia caratterialmente. Penso che chi è amante di Montalbano possa convenirne.
La trama de “La balia” è coinvolgente, inserita nella cornice di Istanbul, una città meravigliosa, piena di contraddizioni e crogiuolo di civiltà e culture che andremo piano piano a scoprire attraverso il protagonista, il commissario Charitos. Il caso è apparentemente semplice, anche se viene affidato al commissario proprio durante le sue vacanze con la moglie: la scomparsa di un’anziana signora che dietro di lei lascia una scia di omicidi.
È una lettura incalzante e piacevole, dal ritmo sostenuto, agevolato da descrizioni fresche e dialoghi schietti e veraci.
Di Margot Cardullo