La ragazza che viaggiava a pezzi

Racconti oltre i Margini: La ragazza che viaggiava a pezzi

“Non so quando è cominciata, ma a un certo punto ero a pezzi”

Laura osservava i suoi occhi, incollati al soffitto, come una buffa locandina tridimensionale. Vicino alla porta, erano apparse le gambe accavallate. Il piede sinistro si muoveva, tradendo tensione.

Squillò il cellulare. La mano destra si mosse, portando l’oggetto dalla scrivania all’orecchio, appoggiato sul pavimento. 

“Sei qui? Okay”

Le gambe poggiarono a terra e si diressero verso la porta. La mano abbandonò il cellulare in tasca e fluttuò fino al pomello, che girò di scatto.

“Ciao, come stai?”

Il sorriso di Laura si aprì, attaccato come un quadro alla parete.

“Bene, dai”

Giovanni era fermo davanti alla porta. Intero, felice. 

“Un abbraccio?”

“Sì, per favore”

A distanza, gli occhi sul soffitto osservarono le braccia della ragazza scivolare lungo la schiena del giovane.

“Ti amo, mi sei mancata così tanto”

“Anche tu”

Rimasero in silenzio, circondati dagli arti di Laura, sospesi a mezz’aria. Giovanni si allontanò leggermente e baciò le labbra-quadro. Una lingua entrò dalla finestra, languida.

“Vieni”

Giovanni prese per mano la ragazza e trascinò l’intera chioma dei suoi frammenti verso la camera da letto. 

“Aspetta”

L’albero del suo corpo smembrato si irrigidì. Il volto del ragazzo si sciolse in un’espressione mortificata.

“Scusa”

Le labbra, ancora fisse al muro, si schiusero. 

“No, non fa nulla”

“Sicura di stare bene?”

I pezzi del volto di Laura si unirono, lasciando le orbite vuote. Gli occhi fissarono la sua maschera annuire.

“Si”

“Ti va di parlarne?”

“Non so”

“Ok”

Il sospiro della giovane soffiò per tutta la stanza, scompigliandole i capelli. 

“Non saprei da dove cominciare”

Giovanni le sfiorò la guancia con le labbra.

“Provaci”

Aggrappata alla finestra, Laura spiò se stessa, immobile davanti al ragazzo. Delle prime gocce di pioggia le solleticarono le spalle.

“Sento di essere ovunque”

Una lacrima scese rapidamente, attraversando la guancia e cadendo dal cielo. La pioggia iniziò a scrosciare con forza, battendo contro le imposte. 

“Non so come tornare”

Giovanni non si mosse dal suo fianco, la strinse a sé. Laura chiuse gli occhi.

“Non so cosa fare”

Il corpo della ragazza abbracciò la sala, nell’oscurità. Giovanni si mosse, sfiorandone ogni centimetro con le dita.

“Sei qui, sei meravigliosa”

“Non sono qui”

Laura aprì gli occhi. Oltre le spalle di Giovanni, il suo volto la fissava, inerte.

“Si che lo sei”

La ragazza scostò un lembo della gonna e, con le dita, fece scivolare gli slip di lato. L’immagine della sua vulva emerse dalla porta della stanza. Le curve delle labbra si confusero con le venature del legno. Giovanni scese in ginocchio.

“Sei bellissima… bellissima…”

La lingua calda di Giovanni leccò lentamente la porta, e tutta la casa vibrò di piacere. 

“Ho perso tutto…”

Un gemito ruppe la frase, stuzzicando l’orecchio, ancora fisso a terra. Intorno, lo spazio iniziò a fremere, oscillare e pulsare. Laura ansimò ancora, richiamando i pezzi a sé. I respiri caldi della bocca-quadro riempirono la stanza, imperlando di sudore la fronte di Giovanni. Quando i pezzi si toccarono, tornando a essere corpo, Laura sgranò gli occhi. 

“Amore”

Giovanni le baciò l’inguine.

“Si?”

“Quando sarò di nuovo qui, aiutami a restare”

Lui le cinse le gambe con le braccia. Laura gli sfiorò i capelli con leggerezza e, mentre stringeva tra le dita una ciocca, la mano scivolò a terra, cadendo con un tonfo. Gli occhi galleggiarono nuovamente verso l’alto e le gambe corsero distanti, lasciando Giovanni stretto al vuoto.

Racconto inedito di Roberta Sciuto

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