Rim Battal

Rouge Madeleine: Rim Battal

Se la poesia libera dalla mente quella di Rim Battal dà l’impressione di liberare dai corpi. Battal nasce a Casablanca nel 1987, con il rumore del mare tra i denti. Talmente materica la riuscita dei suoi versi, che la contrazione quando si leggono i suoi testi è a livello delle interiora. Colpisce per la fisionomia degli oggetti e dei corpi che descrive, lo stato d’animo attraverso l’assemblaggio e non con la parola sola. Questo ventre femminile che non è più incubatrice ma demiurgica sostanza, lascia presagire la creazione di un mondo, non è passivo nella creazione stessa, è onnipresente. Un presente umido di possibili futuri tremendi si svela nella sua poesia con metafore acquatiche, anche queste esautorate della loro funzione conciliante, svolgono un ruolo di aggressione della realtà. Se l’acqua crea, il fuoco nobilita, come nella migliore tradizione francese da Apollinaire a Tarkos, non calcifica i versi. Li rende meno appartenenti alle sfere alte della letteratura come stasi, li nobilita in quanto tendenza all’alto. Nei due sensi degli elementi, c’è evidentemente una perdita del desiderio di possesso per un’estasi sensuale della vita. Nel globo d’acqua della realtà in cui ci si immerge, trova comprensione l’inconscio solo nella pulsione vivificatrice dell’azione, intesa come movimento verso qualcosa. Qualcosa che prende, aggrappa, strania, penetra e cicatrizza allo stesso tempo.

Qui sotto alcuni suoi testi.

Halal

Noiseuse notoire, Nezha au regard noir,
Traverse la salle en babillant,
Sa voix recouvre le bruit des seaux
En caoutchouc qui s’entrechoquent,
Le bris de l’eau et les cris des petites
Aux peaux neuves qui gigotent
Dans les bassines.

Ici, on n’entend aucun téléphone sonner
Ici, il n’y a pas de réseau
Car on est au hammam.

Des mémés claudiquant comme des crabes
Traînant leurs corps ankylosés par les ans
Succèdent à des Vénus rasées à blanc
Aux fesses immenses écrasées sur le sol
Une madone au dos exsangue
Dans la bleue lumière d’une vitre teinte
Me guigne lorsque, molle,
Allongée sur le ventre
Je regarde une femme enceinte
Elle qui ne peut pas faire comme moi
Semble pourtant triomphante
De son enfant prochain

J’imagine que
Ce doit être
Un mâle.


Je tends la main et touche ma toison

Combien de femmes ont-elles
Avant moi rêvé sur ce marbre
Ecru et chaud de sucer
Ici-même un sexe aimé d’ouvrir
Le leur à deux mains et dire

eat me I’m halal.

Leurs peaux mortes qui voyagent
Vers le caniveau et s’y confondent
Ont-elles reçu tous ces baisers
Dont je me vante tant ont-elles
Eté aimées comme mes lambeaux
Et tous mes recoins


Jusqu’à ce que le cœur batte dans le sexe
Jusqu’à ce que le sexe devienne le centre de tout
Ecrin de l’âme si cela veut dire
Quelque chose à quelqu’un,e


La dame qui m’exfolie les fesses avec un gant de crin
M’explique lasse qu’elle ne rêve qu’à raccrocher ce dernier


Me dit son bonheur de ne pas être à sa place
Me dit son bonheur d’être dite vieille fille


Ses yeux brillent avec lenteur et sa chair.

Halal

Nota noiosa, Nezha sguardo nero
Attraversa la sala blaterando
La sua voce copre il suono dei secchi
In caucciù che si schiacciano,
La frattura dell’acqua e le grida dei piccoli
Con le pelli nuove che si dimenano
Dentro le vasche.


Qui, non si sente alcun telefono suonare
Qui, non c’è rete
Poiché si è all’hammam.


Delle nonne zoppicanti come granchi
Trascinano i corpi anchilosati dagli anni
Sorpassano Veneri rasate a pelle
Dalle natiche immense schiantate sul suolo
Una madonna dal dorso esangue
Nella luce blu di un vetro tinto
Mi ghigna, quando, molle
Sdraiata sul ventre
Guardo una donna incita
Che non può fare come me
Eppure sembra trionfante
Del suo nascituro.


Credo che
Debba essere
Un maschio.


Allungo la mano e tocco il mio manto
Quante donne hanno
Sognato prima su questo marmo
Écru et caldo di succhiare
Proprio qui, un sesso amato, aprire
Il loro con due mani e dire


Eat me I’m halal


Le loro pelli morte che viaggiano
Verso lo scolo e ci si confondono
Hanno vissuto tutti questi baci
Di cui mi vanto? Sono
State amate come i miei lembi
E tutti i miei incavi?


Fin quando il cuore batte nel sesso
Fin quando il sesso diviene il centro di tutto
Picco dell’anima se vuol dire
Qualcosa a qualcuno.

La Signora che m’esfolia le natiche con un guanto di crine
Mi spiega lasciva che non vede l’ora di posarlo e rientrare.

Mi parla della gioia di non essere al suo posto
Mi parla della gioia d’essere detta vecchia ragazza

I suoi occhi brillano con lentezza e la sua pelle.

Printemps

Un matin d’avril
je vérifie comment
se conjugue s’en foutre
à la première personne
du singulier

Un matin d’avril
je sors sans culotte
sous ma robe en jean
arpenter la rue
car je m’en fous

Primavera

Un mattino d’aprile
Verifico come
Si coniuga fottersene
Alla prima persona
Del singolare.

Un mattino d’aprile
Esco senza culotte
Sotto il vestito di jeans
Serpeggiare la strada
Perché me ne fotto.

Alunissage

Voient-elles le soleil
et moi qui l’ai vu
quelle jambe cela me fait-il

Pour couronner la couronne
c’est tout un tas de jonquilles
que je porte à ma tête

Je fixe le soleil pour ne rien voir de plus
Que le ciel qui tombe à pic et la terre
sur son flanc couchée.

Allunaggio

Vedono il sole
Ed io che l’ho visto
Quale gamba mi dona?

Per coronare la corona
È un mucchio di narcisi
Che porto sulla testa.

Fisso il sole per non vedere più altro
Che il cielo che cade a picco e la terra
Sul suo fianco accucciata.

Angoisse fossile

Les amantes, pareilles aux amants, demandent si
à tout hasard, sait-on jamais,
à défaut d’être
premier, unique ou meilleur coup
est-elle, est-il, le dernier

Avec des mots, je ne sais rien,
avec un derme un souffle,
tout me revient d’un coup
je revis, je revois
leurs gestes premiers, les manières de l’enfance, la saveur de vanille
et la panique de maman qui ne reviendra plus mais qui revient chaque soir et toujours la panique et
le drame avorté

Avec des mots, je ne dis rien
avec les mains, la cuisse accueillante, le gigot qui gigote, l’œil ouvert, je donne ce que j’ai à
donner,
je répare, j’absous
comme le font les très vieux enfants
puis je dors comme un loir dans mon corps qui pèse un drame

Angoscia Fossile

Le amanti, come gli amanti, chiedono se
Per puro caso, checchessia,
a discapito d’essere
primo, unico o miglior colpo,
sian esse, sian essi, l’ultimo.

Con delle parole, non lo so,
con un derma un soffio
tutto mi riviene di colpo
rivivo, rivedo
i loro primi gesti, i modi dell’infanzia, il sapore di vaniglia
e il panico di mamma che non ritornerà più ma che torna ogni sera e sempre il panico e
il dramma abbandonato.

Con parole, non dico niente
Con le mani, la coscia accogliente, l’interno che s’agita, l’occhio aperto, dono ciò che ho a
regalare,
riparo, assolvo
come fanno i vecchi bambini grandi
poi dormo come un ghiro nel mio corpo che pesa un dramma.

Rocher

Je ne veux plus voir ton rocher
Dit son ongle noir qui me désigne
Me déleste de ma chair
Me destitue

Je me suis rassemblée
Poil par poil
Petites parcelles de terres et de marais
J’ai décidé de mon toit

S’il fallait vivre dans une prison
Je décorerai cette prison
De poires, d’oiseaux en cage et de mobiles suspendus
De miroirs sans tain,
Je danserai ma prison, je la posséderai autant qu’elle me possède
Peindrai des étoiles à son ciel sans fin

Je me regarderai dans les yeux

Roccia

Non voglio più vedere la tua roccia
Dice l’unghia sua nera che mi disegna
Mi disfa della mia carne
Mi destituisce.

Mi sono riassemblata
Pelo per pelo
Piccole particelle di terre e paludi
Ho deciso della mia casa

Se bisognava vivere in una prigione
Decorerò questa prigione
Di pere, d’uccelli in gabbia e di mobili sospesi
Di specchi unidirezionali
Danzerò la mia prigione, la possederò tanto quanto mi possiede
Dipingerò stelle sul suo cielo senza fine

Mi guarderò negli occhi.

Poesie di Rim Battal, traduzione a cura di Graziano Mazza

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