Il sole sorge a Ovest

Il Sole sorge a Ovest di Lorenzo Foschi

Il mio nome è Edamon.

Sono un viaggiatore di Universi, e nelle mie traversate ho incontrato innumerevoli civiltà distinte.

La prima Terra alternativa in cui sono atterrato, inizialmente, non aveva destato sospetti di essere diversa dalla mia Realtà d’Origine. I miei primi approcci col mondo erano parsi coerenti con le mie conoscenze, e nulla sembrava fuori posto.

Lentamente però, osservando le dinamiche della società, mi accorsi di alcune inspiegabili anomalie: le loro figure di riferimento erano caratterizzate da una diffusa giovane età, e nelle scuole potevo solo scorgere anziani. Una sensazione d’inquietudinemi pervase, trovando presto conferma nell’atipico ciclo vitale degli umanoidi.

Chiesi di assistere a un parto. Tanto desideroso di essere coinvolto in una nuova esperienza, quanto timoroso di quello che i miei occhi avrebbero testimoniato.

Dall’organo genitale della donna, come avevo paventato, vidi uscire un lungo braccio rugoso. Si muoveva pacatamente, afferrando l’aria alla ricerca di qualcosa. Anelava l’energia della gioventù, ritagliandosi uno spazio tra gli atomi della stanza.

All’arto seguì il volto senile, adornato da una chioma cromaticamente piatta. Fissavo quegli occhi malinconici, ingialliti da un tempo mai trascorso. Giudicavano i miei peccati, dall’alto di una saggezza solo apparente. Glaciali.

Si affacciò l’altro braccio. Poi gradualmente il gracile corpo, aiutato dagli infermieri. Un brivido mi percorse celere la schiena; poiché tremavo a quella vista ossimorica, attendendo con pazienza la fine dell’inizio. La giornata che inizia dal tramonto, e che annega nell’alba. Il Sole che sorge a Ovest.

L’esile entità si adagiò maestosa sul pavimento, lasciando che il deciduo fogliame l’avvolgesse come la criniera di un salice piangente. Stanziò immobile, iniziando a coprire il suo viso di fredde lacrime.

L’assistere alla nascita di una vita mi aveva scosso, ma avevo ancora bisogno di risposte. Avevo bisogno di osservare lo spegnimento di una luce, al fine di comprendere appieno lo sviluppo inverso di quella Realtà. Pregai dunque di poter scoperchiare il vaso di Pandora, assetato di conoscenza, e fui accontentato.

Fui posto dinanzi alla nave di Teseo, un bimbo prossimo alla decadenza. Era egli ancora se stesso, ai miei occhi spogliato di ogni esperienza? Era egli riconducibile alla sua passata forma anziana? Cosa cambia, realmente, tra un pargolo ignaro della realtà e un vecchio saturato da essa?

Mi risposi che a contare è solo l’involucro fisico, il ricettacolo dei ricordi; ma vedere spegnersi un essere così piccolo mi aveva gettato nel panico.

Il bambino fissava il vuoto, le iridi colme di memorie.

La saviezza del neonato, tale solo per attribuzione etimologica, provocava in me profondo turbamento. 

Piansi per la crudeltà della Natura, osservandolo perdere ogni guizzo di coscienza.

Sarebbe poi progressivamente appassito, rimpicciolendo fino allo stato fetale. Sarebbe poi scomparso nel vuoto, lasciando dietro di sé solo gli echi delle gesta passate.

Il Sole che tramonta a Est.

di Lorenzo Foschi

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