Tra Febbre e Corpi minori: Intervista a Jonathan Bazzi
Se si apre il suo profilo Instagram, si viene catapultati nella sua sfera privata: i suoi due gatti, due splendidi Devon Rex, le contorsioni e gli equilibri che lo yoga consentono, il fidanzato Marius. Sembra un libro aperto, ma mai aperto quanto lo sono i suoi stessi libri, in cui mette a nudo il suo percorso, la sua emotività, le sue fragilità. Jonathan Bazzi ha 37 anni, milanese con le radici che affondano a Rozzano, e ha esordito nel 2019 con il romanzo Febbre (Fandango), valso una posizione da finalista al Premio Strega 2020. Nel 2022, è tornato nelle librerie con Corpi minori, edito da Mondadori.
Anzitutto grazie mille, Jonathan, per la tua disponibilità. Nei tuoi romanzi tu sei autore – con una scrittura evocativa, meticolosa, scientifica e insieme filosofica – ma anche, evidentemente, personaggio. Da Febbre, libro in cui racconti la scoperta della tua sieropositività, a Corpi minori, storia di un amore autentico e imperfetto, hai fatto un viaggio a ritroso nella tua vita. E parli di te, ti chiami per nome, presenti parenti e amici senza filtri, senza lenti che non siano quelle del tuo stesso sguardo. Come mai questo autobiografismo, che per ə lettorə rasenta quasi il voyeurismo, caratterizza le tue opere? È una scelta o un bisogno?
Tra Febbre e Corpi minori c’è una differenza: nel primo il materiale è effettivamente quasi del tutto autobiografico, è un libro che poggia proprio sul gesto fondamentale del mettere in parola temi e vissuti quasi sempre occultati dalle tradizioni del pudore, dell’omertà o della vergogna. Corpi minori invece percorre una direzione diversa: c’è una cornice autobiografica che crea continuità col mio esordio, ma per me poi è un libro soprattutto di lingua e di fiducia nel potere della scrittura. I temi di Corpi minori sono meno estremi di quelli di Febbre e, scrivendo, mi rendevo conto che il modo per appropriarmene, per farli diventare racconto, doveva passare per lo stile, per lo sguardo. Dunque nel libro prendo commiato continuamente dal dato di realtà, perché il fuoco dell’attenzione va sui temi e sulla loro capacità di produrre immagini e pensieri. In generale quando scrivo non ho grandi remore nell’uso della mia vita: non sento di dovermi in qualche modo proteggere, preservare. Tutto quello che mi sembra interessante della mia esperienza può diventare materiale narrativo. In questo può avere un peso il fatto di vivere nell’epoca dell’autorappresentazione digitale (e di essermi formato sentimentalmente su internet, sin dalla preadolescenza), ma anche l’isolamento emotivo direi dei primi vent’anni della mia vita: a un certo punto è come se mi fossi accorto che il significato che le esperienze hanno per me passa dallo sguardo degli altri, uno sguardo che per tanti anni non c’è stato o mi ha terrorizzato. Forse c’è un tratto disfunzionale in questo, ma così stanno le cose.
Da lettrice, mi ha incuriosita molto osservare alcune lievi differenze tra i due romanzi. In Febbre, il tuo libro d’esordio, le persone, gli oggetti, i luoghi di cui parli sembrano veri, originali, traposti sulla carta direttamente dalla tua vita privata; andando poi a spulciare il tuo profilo Instagram, ne ho avuto conferma. In Corpi minori l’attenzione al dettaglio, al nome, alla sfumatura si fa quasi morbosa, penso ad esempio all’ossessione con cui viene percorsa la geografia di Milano. Tuttavia l’attentə osservatorə noterà dei particolari cambiati, ad esempio i tuoi gatti che passano da Mirtilla e Purè a Spina e Léon o i nomi di altri personaggi secondari. Potresti spiegare il perché di questo scarto dalla realtà, in un romanzo così profondamente personale e schietto? Ha forse più materiale di fantasia di quanto appaia a un primo sguardo?
In Corpi minori ho volutamente creato una serie di ambiguità nei riferimenti: il protagonista non ha nome, i gatti hanno nomi diversi dai miei, e così via. Sono marcatori che, nelle mie intenzioni, mandano un messaggio al lettore: non dare per scontato che questa storia sia autobiografica. Ambiguità e fraintendimento mi sembrano sempre di più delle qualità interessanti da coltivare in letteratura, anche per il loro potere liberatorio. Quando scrivo estraggo, a mo’ di carotaggio, degli elementi dalla mia esperienza ma poi lascio che la scrittura operi su di essi trasmutando e deformando, cristallizzando o ibridando con esperienze altre: ciò che conta, per me, non è la fedeltà punto per punto alla trama effettiva degli avvenimenti, ma il congegno che creo, e che fa compiere al lettore un certo itinerario, mettendolo a contatto con immagini, suscitando, spero, pensieri, accendendo riflessioni. Quando si parla di immaginazione molti pensano all’invenzione di una trama: sempre di più invece a me convince l’idea secondo cui l’immaginazione è la facoltà di creare immagini. Trovo che per me sia soprattutto questo.
Parlare di te, della tua vita intima, delle sfere emotiva e sessuale, è una scelta che per qualcuno può risultare discutibile, ma è comunque del tutto personale. Andando a parlare anche di altrə ci si avventura invece in un terreno più delicato, dove si rischia di urtare la sensibilità altrui. Come hanno reagito ə tuə carə alla pubblicazione dei tuoi libri, che la toccano così da vicino? Ci sono degli aspetti che hai concordato con loro prima di portare i tuoi romanzi a pubblicazione?
Dipende dai casi. Febbre aveva proprio il senso di illuminare cose a lungo rimaste impronunciabili, rimosse o persino negate. Quindi il suo gesto fondamentale, sì, ha anche una componente violenta. Di reazione violenta a un sistema, familiare ma anche sociale. Febbre per me è un libro-azione, un libro che agisce, essenzialmente attraverso le parole. Lì dove si è subito porta il potere attivo del linguaggio, che scoperchia e strappa veli. L’ho scritto sotto l’influsso di una specie di frenesia, di impeto, e non ho pensato granché alle conseguenze (anche perché non ho più rapporti con tutto il ramo paterno della mia famiglia). Corpi minori è invece un libro che, per la sua natura ambigua, resta più sospeso. Il suo cuore non ha così a che fare con la contingenza. Il mio ragazzo – che è l’unica figura del libro legata palesemente a una persona reale – ha letto la stesura finale, ma non ci sono stati passaggi che ha trovato problematici.
Se in Febbre raccontavi il difficile percorso di scoperta e accettazione della malattia, che porta ə lettorə a empatizzarecon te, in Corpi minori mostri i tuoi lati umani meno piacevoli e che suscitano quasi ribrezzo.
Sono l’approfittatore, menzogna ambulante. So trarre in inganno su ogni cosa, me stesso e il mondo, combinare traffici illeciti nei ventricoli altrui, scambiare tenerezze per un posto letto
Jonathan Bazzi, Corpi minori, Mondadori, Milano 2022, p. 105
È vero, è esattamente questo a emergere dalle tue pagine: un parassita, subdolo, viscido. Spesso stronzo, si può dire? Eppure questi due libri, specie se letti in momenti ravvicinati, risultano essere un continuum coerente, un completamento reciproco: che rapporto hai con le tue due opere? Ti riconosci ugualmente in entrambe?
Uno dei miei obiettivi con Corpi minori era proprio quello di creare un personaggio queer negativo, o almeno problematico. Febbre aveva riversato su di me un’aura quasi eroica, ipervirtuosa, molto in linea col modo con cui oggi si parla di marginalità e minoranza. Ecco, a un certo punto ho sentito che quell’aura era bidimensionale, inautentica. Così, mantenendo la cornice autobiografica, in Corpi minori ho voluto far vedere che le persone queer rimangono persone, non sono riducibili a funzioni di un programma di correzione del mondo. Possono mentire, manipolare, ingannarsi e autoingannarsi. Non possono essere ridotte a figure passive che solo subiscono. Oggi i termini del discorso pubblico, quando si parla di identità e comunità tradizionalmente oppresse, sono molto rigidi: vittime e carnefici vengono contrapposti secondo schemi nitidi e immutabili. In realtà se ci si avvicina di più alla natura umana si scopre che i ruoli fluttuano, che spesso chi è vittima a sua volta può essere carnefice in altri contesti, altre relazioni. Oggi c’è poca disponibilità ad accogliere questa complessità, si fatica a reggerla. I social hanno instillato un assolutismo che è poi quello tipico degli adolescenti: ci si batte per un’idea, anche giusta magari, ma non si vede altro, non c’è interesse verso gli elementi che esulano dal proprio progetto retorico o comunicativo.
Tutti i corpi sono minori sotto la lente del desiderio, minore è il corpo desiderante, che corre, innalza, gravita attorno a corpi più grandi e lucenti, fiammeggianti, abbacinanti, il corpo che elegge altri corpi a stelle e pianeti, fuoco orbitale, la ragione di tutto.
Corpi minori, p. 283.
Ogni attrazione è gerarchia.
Non esiste alcun centro al di fuori di quello che ci siamo inventati.
Il titolo del tuo secondo romanzo trova questa breve spiegazione a pagina 283, quasi alla fine del libro, e in qualche modo dà allə lettorə una nuova consapevolezza della parzialità, della transitorietà e della soggettività di quanto letto fino a quel momento. Credi che la condizione di corpo minore non sia, quindi, eterna e che tuttə, prima o poi, siano costrettə a confrontarcisi?
Esatto, in linea con quello che dicevo poco fa con questo secondo libro mi interessava usare la categoria di “minorità”, o “marginalità” anche in senso universale. Ed è stato proprio il desiderio a farmi riflettere su questo. Molte persone, conoscendo un po’ la mia storia e ciò che ho scritto prima di Corpi minori, sono sicuro che leggendo il titolo, “Corpi minori”, avranno pensato fosse un riferimento appunto alle identità marginalizzante, alle comunità oppresse. In realtà tutto viene rimesso in discussione e reso più fluido nel corso del romanzo. Perché il desiderio è una forza che crea gerarchia, dunque tutti siamo “corpi minori” se osservati attraverso le dinamiche del desiderio, che ci fa sentire più piccoli rispetto al corpo (concreto o simbolico) desiderato. Mi interessava recuperare una prospettiva più universale, andare a esplorare degli elementi che ci accomunano tutti, accanto a quelli che – sulla base di identità sessuale, di genere, classe ecc. – creano divisioni, schieramenti. Un bisogno per certi versi anche di riconciliazione.
Febbre, oltre ad avere la fortissima componente personale e autobiografica di cui abbiamo già parlato, è un romanzo dal contenuto dirompente, poiché tocca temi in genere taciuti o tacciati dal pregiudizio, come la sieropositività e la conseguente vita di coppia sierodiscordante. E sorprendentemente proprio questo romanzo, che per altro è stato il tuo primo, è arrivato nella sestina dello Strega 2020. Come hai reagito a questa notizia? L’hai vissuta come una conquista esclusivamente personale, come scrittore, o pensi abbia avuto un valore anche per le tematiche trattate, per le comunità interessate?
È stata una sorpresa enorme, del tutto inaspettata. Febbre è un libro che, per temi, stile e linguaggio, ha poco a che fare con il mainstream editoriale italiano, quindi proprio non me l’aspettavo. È stata un’esperienza importante per me, un battesimo del fuoco, e credo molte persone abbiano sentito in qualche modo di essere rappresentate dalla presenza di quel libro nella rosa dei finalisti dello Strega. Ovviamente il fatto di rappresentare un’anomalia ha avuto anche delle conseguenze faticose, specie online: le critiche in quei mesi sono state intense, alcuni sui social ci sono andati giù davvero pesante, con attacchi personali continui e senza esclusione di colpi. E parlo non di anonimi leoni da tastiera ma anche di gente del mondo editoriale. Febbre e la sua partecipazione allo Strega hanno generato affetto ma anche molto fastidio.
Come ultima domanda: quale testo, che sia un romanzo, raccolta di poesia, saggio o altro consiglierebbe di leggere oggi?
Consiglio uno degli ultimi libri che abbiamo letto al Glitchbookclub, il gruppo di lettura che curo alla libreria Verso di Milano: Le cugine di Aurora Venturini (SUR), un romanzo originalissimo e caustico, di un’autrice affascinante, che spero verrà tradotta di più nel nostro Paese.
Ringrazio Jonathan Bazzi per questa intervista e per Febbre e Corpi minori, intervista a cura di Collins.
Puoi trovare Febbre (Fandango, 2019) in libreria, su Amazon e su IBS.
Puoi trovare Corpi minori (Mondadori, 2022) in libreria, su Amazon e IBS.
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