Dolore

È come una corda tesa.
Se tenuta salda, non fa male.
Ma se inizia ad oscillare, può tagliare.
Inizi a preoccuparti quando oscilla talmente forte da
scomparire, perché un nemico invisibile spaventa.
Quel movimento spasmodico che, divenuto troppo rapido
per essere colto, cessa il suo tremore.
Perché a volte, quando si ha troppo da dire, rimane solo il
silenzio. Assordante.
Come nell’attacco di panico, che trova nel blocco della
mente lo sfogarsi di un’ansia senza vie di uscita.
L’immobilità come falsa catarsi della frenesia, perché
mera difesa del corpo contro la follia del collasso.
La cosa che fa più male, è quando non fa più male.
Io scrivo per questo.
Perché è il mio modo di prenderla per mano.
Prima che sia troppo veloce da non poterla più percepire.
E se non vedrò più la mia corda, pazienterò.
Il tempo ne calmerà il moto.
E se avrò imparato dai miei errori, saprò tenerla salda.
Un giorno, poi, forse.
Un giorno userò una forbice.

Racconto di Lorenzo Foschi

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