NON sono solo canzonette

Cari lettori, benvenuti nell’editoriale speciale di questa settimana, uno spazio datomi dall’Incendiario, per proporvi un’analisi culturale di due prodotti artistici, collegati da un filo rosso sottile.
Si è concluso da poco il Festival e non so voi, ma già canticchio diversi ritornelli: “E con le mani, con le mani, con le mani Ciao Ciao”. Orecchiabile, coinvolgente, sembra un tormentone, ma francamente a primo ascolto non mi ha trasmesso granché. Decido di non fermarmi al ritornello, decido di indagare nelle parole nascoste da un ritmo incalzante: “Che paura intorno \ è la fine del mondo”. Mi sono ricreduta, non è solo una canzonetta. È evidente l’obiettivo de La Rappresentante di Lista di coinvolgere, generare il dubbio, attirare l’attenzione. Parole e musica sono in netto contrasto, si balla ma sulla fine del mondo.
La stessa protagonista della canzone sembra provare sentimenti contrastanti. Inizialmente con “Mi scoppia nel cuore la voglia di festa” manifesta la sua indifferenza davanti la catastrofe imminente, descritta ironicamente come “dolce disdetta”. Poco più avanti ritroviamo parole di paura “Mi vien da star male, mi scoppia la testa” ormai consapevole di essere parte e causa di questa giostra perfetta che ha smesso di funzionare. La Rappresentante di Lista sceglie, pertanto, di sfruttare l’orecchiabilità e l’ironia per veicolare una critica sociale, portandola a noi che ascoltiamo i tormentoni.
Lo stesso gruppo durante la cover di Be my baby, con la spensieratezza che li contraddistingue e con la frontwoman vestita da astronauta o da aliena, denuncia la strategia usata nel marketing del Greenwashing.

Ancora una volta l’ironia e la leggerezza nascondono messaggi importanti come in Don’t look up, film del 2021 prodotto da Netflix con la regia di Adam McKay. Devo avvisarvi, cari lettori, temo ci saranno degli spoiler ma vi invito, nonostante la fine, a guardarlo.
La trama è semplice, due scienziati scoprono che una cometa è in rotta di collisione con il nostro pianeta e cercano di salvare il mondo chiamando in causa i potenti della terra che hanno i mezzi per distruggere l’asteroide. All’imperativo “Guarda in alto!” degli scienziati si contrappone quello dei potenti “Non guardare in alto!” , da qui il titolo del film. La massa, inebetita, sceglie di stare dalla parte di chi urla più forte non rendendosi conto del pericolo reale. Come la protagonista della canzone che mentre compie azioni quotidiane come mangiare cioccolata al bar o leggere “uno stupido giornale” non si accorge che “In città è scoppiata la guerra mondiale”. Ma la scienza non è fatta di opinioni o di “secondo me” e ovviamente le previsioni dei due scienziati sono corrette, la cometa impatterà con la terra. È sconcertante vedere come la certezza scientifica venga messa in discussione dalle ipotesi di ciarlatani, spaventa perché sappiamo essere vera. È successo e probabilmente succederà ancora. È chiaro che il finale sarebbe stato diverso se i super-ricchi e i politici avessero anteposto gli interessi dell’umanità ai propri. La responsabilità è di chi può agire concretamente e non lo fa, ma a mio avviso la responsabilità è anche di quei “Ciechi che, pur vedendo, non vedono”( Josè Saramago, Cecità).

In un mondo dove internet dà la possibilità di accedere a qualsiasi informazione, credo sia sintomo di intelligenza e consapevolezza riconoscere i limiti del mezzo e i propri. Leggere un articolo non ci rende scienziati. È giusto che ognuno ricopra in questa società il ruolo che ha scelto ed è importante che ognuno riconosca e rispetti le competenze proprie e altrui. Questo non limiterà mai la libertà di espressione anzi le dà valore( https://www.senato.it/istituzione/la-costituzione/parte-i/titolo-i/articolo-21). La vera censura è quella praticata in molti Stati in cui la volontà di un solo potente affossa l’opinione di un’intera comunità scientifica. Non dimentichiamoci del medico cinese Li Wenliang che lanciò l’allarme coronavirus in tempi non sospetti e fu zittito dal governo.
Eppure i risultati della scienza sono visibili ogni giorno, a partire dalla ricerca in ambito medico fino alla tecnologica, che spesso vanno di pari passo. (https://www.airc.it/traguardi-dei-ricercatori

Vorrei soffermarmi sugli ultimi minuti del film che abbandonano l’ironia ma che sono ancora caratterizzati dall’ennesimo contrasto tra scienziati, massa e potenti . Gli scienziati decidono di passare le ultime ore in compagnia della loro famiglia e amici più cari, attorno ad una tavola. Loro che, per tanto tempo hanno urlato la verità, si ritrovano alla soglia della fine del mondo in una casa tranquilla, mangiano, ridono, si raccontano aneddoti, pregano. La preghiera è il motore dell’ultima scena. La voglio considerare una preghiera laica, concedetemi il termine, dove ognuno è chiamato dal proprio Io interiore ad affidarsi a qualcosa a qualcuno. Ognuno si affida a ciò che di più caro ha nel cuore,  rendendo la paura un po’ meno nera. Paura che invece ora è vivida nel resto della popolazione che, guardando finalmente in alto, urla il terrore cercando riparo inutilmente e intanto i super-ricchi si preparano per salpare su una navicella che li condurrà su una nuova Terra lontana anni luce.

La potenza comunicativa di Don’t look up e di Ciao Ciao risiede proprio nell’ironia con cui le tematiche sono affrontate, fa ridere e quindi fa riflettere. Un gioco di contrasti tra drammi e risate che ci permette di approcciarci alla realtà, di riflettere e di agire : “Tocca a noi”

Per salutarvi, come di consueto, presento gli articoli della settimana dell’Incendiario: si riproporrà l’articolo di Gloria Fiorentini su L’amica geniale, seguendo la messa in onda della terza stagione su Rai uno; si presenterà un nuovo inedito, La finestra sul cortile, di Marco Ferrucci, una penna che è diventata solidità e conferma nella nostra rivista.

Gaia Gaveglia per la Redazione dell’Incendiario

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