Essere o non essere… Super? A Bat-Story: Dalle tenebre, un detective
Benvenuti in questa nuova stagione di “Essere o non essere … Super?”. Come ho scritto in No Way Home e quello che resta dei super (Per leggerlo Clicca qui) voglio dedicare queste nuove puntate della mia rubrica ad analisi più mature, che mostrino il potenziale del fumetto in calzamaglia attraverso l’analisi delle opere più importanti. Questo nuovo corso non poteva non inaugurarsi che con Batman. Perché? Perché l’Uomo Pipistrello è l’unico supereroe che, attraversando nella sua vita editoriale tutte le stagioni del supereroismo (visto che picchia i criminali dal 1939), è stato protagonista di storie le quali, malgrado la loro differenza reciproca, parlano ancora oggi al medium del fumetto ispirando autori e persone comuni. Nel corso di sei puntate esploreremo la storia di Batman dalle origini al 2000, evidenziando non solo le opere maggiori ma anche come queste fossero figlie di atmosfere culturali diverse e come i loro autori hanno saputo dare vita a letture diverse del personaggio e del fumetto supereroistico in generale.
Siete pronti per cominciare? In questa puntata non possiamo che partire dall’inizio.
Al contrario di altri supereroi, il Cavaliere Oscuro è il risultato di una pluralità di suggestioni e ispirazioni, ognuna delle quali ha conferito all’uomo pipistrello una sfumatura diversa.
I suoi creatori infatti, Bob Kane e Bill Finger, non volevano dare vita a una delle tante copie di Superman: eroi forzuti e sorridenti in calzamaglie sgargianti, magari con qualche svolazzo di mantello. Kane e Finger puntavano a creare un giustiziere mascherato dalla doppia identità, che però più che a Superman e a Clark Kent guardasse a Zorro e a Don Diego De la Vega, cui Batman deve (anche) la sua inclinazione alle acrobazie. Inoltre, Kane voleva un eroe detective che risolvesse dei gialli e, soprattutto, non avesse alcun superpotere al di là della forza del suo fisico e dell’acume suo ingegno. Si unisca a questa ricetta un costume tenebroso e un cappuccio minaccioso, che albergavano nelle tenebre di una metropoli corrotta: i modelli, per Kane, di certo non mancavano. L’immagine del giustiziere protagonista di storie noir ha certamente il suo debito con un altro personaggio dei fumetti anni ’30, The Shadow, mentre il costume da pipistrello è stato ispirato da quello dell’antagonista del film The Bat di Mary Roberst Rinehart (1926).

Il Cavaliere Oscuro esordisce sul numero 27 di Detective Comics, nel 1939 (l’anno dopo Superman). Analizziamo questa prima storia.
Batman deve risolvere un duplice omicidio che ruota attorno alla proprietà di una società. Grazie all’acume di Bruce Wayne, il nostro eroe riesce a precedere la polizia nell’incontro con alcuni mandanti. Ecco come Batman appare per la prima volta agli occhi dei nemici e dei lettori:

Una figura solitaria e oscura contro il chiaro di Luna, ammantata in un’ombra dalla sagoma di pipistrello. Senza nemmeno aprire bocca, Batman (anzi “il” batman, traduzione dell’originale inglese “the” batman) si scaglia contro i criminali dando sfogo alla sua violenza. Addirittura, lancia
senza problemi uno dei malviventi dal tetto della casa.

Poco dopo, arrivano Gordon e la polizia: questi non esitano a sparare a vista contro il Cavaliere Oscuro. Non c’è da sorprendersi: nelle prime storie Batman è ancora un vigilante percepito come un corpo estraneo a quella parte della società che si occupa dell’amministrazione della giustizia (quindi no, niente bat-segnale).

Nel finale, Batman salva un ostaggio dall’assassino della storia. Durante lo scontro tra il Crociato Incappucciato e il criminale, quest’ultimo precipita dentro una vasca d’acido, morendo sul colpo. Tutto ciò sotto lo sguardo impassibile di Batman, che non muove nemmeno un muscolo per salvarlo. Anzi, davanti alle perplessità dell’ostaggio che ha salvato dice “Giusta fine per uno come lui!”

La prima storia di Batman si chiude così. Non c’è Alfred, non c’é Robin, non c’è la Batcaverna, non ci sono i Batarang. C’è solo un detective violento dalla presenza mefistofelica, figlio di una metropoli in cui brulica la malvagità. Soprattutto, un eroe non armonizzato con le forze legali dello Stato.
Quella di Batman è anche una storia d’esordio senza le origini del personaggio. Queste verranno narrate in Batman 1 (testata nata proprio dopo il successo di Detective Comics 27). In due pagine verrà raccontato il dramma di un bambino che assiste alla perdita dei suoi genitori e che decide di votare sé stesso affinché il male della città non colpisca altri innocenti. Cosa succede nel resto dell’albo? Beh, c’è una storia in cui viene introdotto un cattivo: un certo Joker.
Robin arriverà solo nel 1940, in Detective Comics numero 38. Il suo arrivo, che precede addirittura quello di Alfred, ha in realtà una finalità editoriale: stemperare la vena violenta e antisociale delle storie di Batman. L’oscuro detective infatti adesso viene affiancato da un ragazzo sorridente e dal costume sgargiante: da vigilante violento, Batman adesso si deve trasformare in tutore e, quasi, fratello maggiore.
Tuttavia, il mondo del fumetto supereroistico (che all’epoca era costituito quasi solo dal panorama della DC), stava per subire negli anni ’50 una crisi profonda, che ne avrebbe ridisegnato la fisionomia per sempre. Di che crisi si tratta? E in che modo ha toccato anche le storie di Batman? Non perdetevi il prossimo appuntamento per scoprirlo!
di Fabio Massimo Cesaroni
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