Un po’ peggio di un uomo, un po’ meglio di una bestia – Essere o non essere…super?

Nelle puntate precedenti…
01- Il caso di Spiderman
02- La rivoluzione Daredevil

Tutti ricordiamo il 2016 come uno degli anni più particolari dell’epoca recente: l’Inghilterra votava la Brexit, Trump si trasferiva alla Casa Bianca e noi uscivamo dagli Europei di calcio per colpa di due rigoristi che definire particolari sarebbe per loro un complimento.

A rincarare questa dose di stranezza ci si mise pure la Marvel. In quell’anno infatti La Casa delle Idee decise di rilanciare le sue testate infondendo nuova linfa ai personaggi. Un’iniziativa del genere non deve però sorprendere: quello di rifondare ciclicamente il parco titoli, proponendo rivoluzioni nelle trame e negli autori, è una mossa editoriale molto comune che viene attuata ogni tanto (sia dalla Marvel che dalla DC) per avvicinare nuovi lettori.

Il carattere di questo nuovo ciclo però, battezzato All New All Different Marvel, è del tutto bizzarro. Alcuni personaggi infatti vengono radicalmente ridisegnati. A impugnare il martello di Thor adesso c’è una nuova (e misteriosa) figura femminile, mentre il figlio di Odino, divenuto indegno, vaga alla ricerca di sé stesso e della verità. Lo scudo di Capitan America ora è indossato da Sam Wilson, ai più noto come Falcon, e Peter Parker da studente squattrinato è diventato il proprietario di una multinazionale miliardaria (con tanto di costume tecnologico e gnocche). 

La testata che sicuramente però è stata più apprezzata è quella di Visione, scritta da Tom King e disegnata da Gabriel Hernandez Walta: una serie di soli 12 numeri che ha lasciato però un solco profondo nella memoria dei lettori.

Ma andiamo con ordine: Visione compare per la prima volta in The Avengers 57 del 1968. All’inizio della storia, lo sappiamo, è una creatura di Ultron votata alla distruzione dei Vendicatori. Nel corso delle pagine però abbandona questa sua vocazione malvagia per passare dalla parte degli “eroi più potenti della Terra” (o almeno così li chiamano). Più precisamente, Visione non è un androide o un cyborg: è un sintezoide, una creatura umanoide dagli organi sintetici.

Perché però la storia di King del 2016 è unica nel suo genere? Per rispondere a questa domanda dobbiamo tornare ancora una volta al 1968, stavolta però per parlare di fantascienza. In quell’anno infatti Philp Dick pubblica Ma gli androidi sognano pecore elettriche? (che nel 1982 ispirerà quel capolavoro di Blade Runner), libro in cui lo scrittore si interroga sulla consistenza delle differenze tra umani e androidi. Ammesso e non concesso che queste alla fine esistano. Bene, King riprende questo tema e lo declina per un personaggio dei fumetti. Il risultato? Una storia su un super in cui il super non fa il super.

Questo arco narrativo comincia infatti con il nostro sintezoide preferito che, successivamente ai suoi trascorsi familiari poco felici con Scarlett Witch, si trasferisce a Washington e decide di mettere su famiglia. Ma in senso proprio letterale: Visione infatti si costruisce una moglie (Virginia) e dei figli (Vin e Viv), sintezoidi come lui. Il suo obiettivo? Vivere una vita normale, come quella degli esseri umani che tante volte ha salvato nelle sue missioni con i Vendicatori. Ma la normalità sa essere crudele: i Visione infatti dovranno affrontare la diffidenza delle persone a cui cercano di omologarsi, sempre poco accondiscendenti ad accettare il diverso.

Quella che King architetta è una storia che salpa dai lidi della fantascienza classica e che si costruisce numero dopo numero come un thriller: la tensione dovuta alle incomprensioni dei Visione con chi li circonda aumenta fino a prendere pieghe che sfiorano la tragedia.

Ma le vere perle della serie sono gli squarci in cui King osserva la vita degli uomini come la osserverebbe un androide: e lì la nostra esistenza emerge in tutta la sua assurdità, tradendo nei suoi particolari la propria precarietà. La prosa dello scrittore scorre fluida fra le vignette, catturando con rapidità e leggerezza i pensieri dei personaggi e le conseguenze delle loro azioni. I dialoghi, soprattutto quelli fra i Visione, sono molto profondi e mai retorici. 

Riporto qui un breve passaggio di una scena in cui fratello e sorella Visione giocano con un pallone da football (da Visione 4):

  • Viv: Ripeterò la mia azione con riluttanza ma produrrà lo stesso risultato.
  • Vin: Il tuo problema Viv è che non hai fiducia.
  • Viv: Questa è la settima volta che preparo la palla Vin. Non si è ancora mossa, tu non l’hai calciata. / Non hai guadagnato la mia fiducia.
  • Vin: Quella non è fiducia. Quella è una previsione. Tutti sono capaci di prevedere il futuro basandosi su eventi passati. / Questo è solo riconoscimento di un modello, il livello più basso di cognizione. / La fiducia è la capacità di credere in assenza di una prova. / È un atto di fede. La forma più elevata di cognizione. Comprendere e abbracciare la fede ci avvicina all’umanità.

Successivamente, papà Visione lancerà la palla a Vin, ma Viv lo sorpasserà in volo attraversandolo grazie al suo potere di diventare intangibile.

  • Vin: Sei stata assolutamente scorretta! / Nostro padre ha lanciato la palla per me! 
  • Viv: No fratello. La correttezza è solo un equilibrio determinato in termini matematici, la forma più bassa di giustizia. / La superiorità, tuttavia, è l’affermazione di convenzioni complesse sulle norme istintive. La forma più elevata di giustizia. Comprendere e abbracciare la superiorità ci avvicina all’umanità.

Per quanto riguarda il comparto grafico, il tratto di Del Mundo sembra in sintonia con i toni del racconto. Suggestiva anche l’architettura della pagina, in cui le tavole spesso riproducono la sequenza di momenti spesso indipendenti da quanto il narratore o i personaggi stanno dicendo.

Menzione speciale per le copertine: alcune, come quella del numero 7, catturano in una sola immagine non solo l’essenza della storia, ma anche quella del personaggio.

In conclusione, il Visione di Tom King resta una delle produzioni Marvel più pregevoli degli ultimi anni: un’opera che è riuscita nell’arduo compito di coniugare il nuovo alla tradizione. Tom King ha firmato nel tempo altre produzioni pregevoli: per la DC ha scritto un intero ciclo di Batman e, soprattutto, il premiatissimo Mister Miracle.

https://lincendiario.com/tag/essere-o-non-essere-super/ di Fabio Massimo Cesaroni

Nelle prossime puntate…
04- Joker e l’ultima barzelletta
05- L’ascesa della Vedova

5 commenti

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