E poi saremo salvi (Mondadori, 2021) è il romanzo dell’heimat, della casa, dello spirito, delle radici, dell’identità di un popolo. E poi saremo salvi è la storia di un bambina, Aida, costretta a lasciare la sua casa, costretta a fuggire dalla Bosnia nel 1992 a causa della guerra; è la storia di uno che diventa la storia di molti, di chi da profugo si scopre esule. E poi saremo salvi è il romanzo di Alessandra Carati, candidato nella dozzina al Premio Strega 2022, già vincitore del Premio Viareggio Rèpaci 2021 Opera prima. Alessandra Carati è qui con noi per questa intervista, per continuare la nostra intervista alla dozzina, ricercando lo Strega e ricostruendo gli identikit degli autori e dei loro romanzi.

Accolgo, quindi, Alessandra Carati sull’Incendiario e ti anticipo, Alessandra, che l’intervista si comporrà di due parti: la prima parte è condivisa tra tutti voi autori, per definire e confrontare direttamente voi e i vostri romanzi; la seconda parte ha una modalità di intervista esclusiva per ogni romanzo, delle domande specifiche per il tuo romanzo, E poi saremo salvi.
Partiamo con le prima domande e ti chiedo:
Nome:
Alessandra.
Cognome:
Carati.
Nome del personaggio della letteratura in cui ti identifichi:
Miss Marple. Non è una questione di identificazione, quanto di ammirazione: per la sua mente arguta, l’anticonformismo e la capacità sottile di intercettare il reale e ricomporlo in una visione organica. Una specie di super potere.
Tre aggettivi per descrivere te come scrittrice.
Credo di essere una scrittrice di strada, ho bisogno di sprofondare nell’esperienza cruda delle vite altrui, in mondi che non conosco e che mi accendono di una curiosità quasi infantile; meticolosa, fino a sfiorare l’ossessività; appassionata.
Tre aggettivi per descrivere il tuo romanzo candidato allo Strega, E poi saremo salvi.
Delicato, nell’avvicinarsi ai sentimenti dei personaggi e nel restituirne l’ambivalenza; politico, perché si occupa di relazioni tra esseri umani su piccola e grande scala; intimo: volevo che il lettore sentisse la storia senza mediazione, incandescente, e per farlo ho tagliato la bella scrittura in favore di una lingua quasi trasparente, invisibile.

Infine qual è il tuo Strega? A quale romanzo italiano avresti conferito il Premio Strega e perché?
L’arte della gioia di Goliarda Sapienza, uscito postumo. Modesta, la protagonista del romanzo, è spericolata, intrepida, come la scrittura della Sapienza, che in questo libro è in un tale stato di grazia da far accadere la rivoluzione.

La seconda parte dell’intervista, come ti ho detto, è esclusiva per il tuo E poi saremo salvi. La lettura del romanzo mi ha fatto rilevare due delle tematiche che si intrecciano inevitabilmente: l’esilio e la memoria. Mi piacerebbe concentrarmi su queste domande e pertanto ti chiedo:
E poi saremo salvi può essere definito una storia sull’esilio? E quanti tipi di esili, tanto fisici quanti mentali, sono presenti nel romanzo?
Ogni esilio all’interno del romanzo ha origine dall’esilio fisico, reale, di chi è destinato a un trasloco coatto. Con il passare degli anni la famiglia di Aida, la giovane protagonista, scivola dalla condizione di profugo a quella di esule. Il passaggio non è indolore, riguarda il tempo e la percezione del futuro: il profugo vive nella possibilità, anche se incerta, di poter tornare; all’esule questa possibilità non è data. L’esule ha la consapevolezza definitiva di non poter tornare. E la semplice realtà spariglia tutte le carte, mina dall’interno ogni equilibrio. Per raccontare questa vicenda privata, avevo bisogno di comprendere lo scenario europeo – sentire l’energia della grande Storia – e di sprofondare nella vita concreta degli esuli. Mi serviva un mondo organico, di azioni, corpi, temperature; mentre studiavo un pezzo oscuro di storia recente, andavo a cercarlo lungo la Drina, a pranzo con sopravvissuti, attraverso le finestre delle loro case, sulle lapidi dei loro cari.
Ho interpretato la tematica della memoria in E poi saremo salvi come un processo di decostruzione del passato e ricostruzione di questo in un momento futuro per poterne capire meglio l’essenza. A prova di quanto interpretato, riporto un breve estratto dal quarto capitolo:
Ancora oggi penso che la bambina affacciata al pozzo sia un’altra bambina, il mio doppio rimasto incastrato in una vita lontana, al di là del bosco.
Partendo da questo periodo, ti chiedo: hai attuato i processi di decostruzione e ricostruzione della memoria nel tuo romanzo?
Non credo che ci sia stato un processo di decostruzione e ricostruzione della memoria. I personaggi del romanzo sono integrati rispetto alla propria memoria, anzi è proprio la relazione con la memoria che li muove al desiderio e li pone in conflitto reciproco. Dentro il romanzo tutti sono guidati dalla ricerca della heimat perduta; per loro heimat è casa, è patria, è il luogo dove si ha il diritto di esistere e dove si è riconosciuti come cittadini, come esseri culturali.
Anche Aida, la protagonista, capisce presto che per sopravvivere, ha bisogno di ridisegnare la propria memoria, senza cancellarla. Per diventare adulta nella situazione estrema che il destino le ha riservato, ha bisogno di un rifugio e il suo bisogno si salda con quello di Emilia, una volontaria buona e accogliente. Emilia è una seconda casa, come l’Europa. Aida vede sua madre sgretolarsi sotto il peso della nostalgia e se ne allontana drasticamente. Agisce per rabbia, provoca, è disperata. In fondo non sceglie mai davvero e anche quando accade, il taglio delle radici non risponde a un suo desiderio, è conseguenza di una situazione estrema.
Eppure nessuna storia d’amore è profonda quanto quella dell’infanzia. È proprio quando tutto sembra essersi assestato che il destino scarta di nuovo, all’improvviso, riportando Aida nel posto da cui era fuggita.
Passo all’ultima domanda, Alessandra, per salutarti e ringraziarti di questa intervista. La domanda che proponiamo a tutti i nostri intervistati: quale testo consiglieresti ai nostri lettori e secondo te è necessario leggere?
Credo che nel percorso di lettura sia fondamentale costruirsi una mappa che risponde alle necessità di ciascuno. Già farlo è nutriente. Le arterie della mia mappa personale sono: Cormac McCarthy, Elizabeth Strout, Lalla Romano.
Ringraziando Alessandra Carati per questa intervista, e facendole gli auguri con un grande buona fortuna, Antonello Costa.
Per leggere l’intervista a Marco Amerighi, autore di Randagi, candidato al Premio Strega 2022: Clicca qui
Per leggere l’intervista a Fabio Bacà, autore di Nova, candidato al Premio Strega 2022: Clicca qui
Per leggere l’intervista a Marino Magliani, autore di Il cannocchiale del tenente Dumont, candidato al Premio Strega 2022: Clicca qui
Per leggere l’intervista a Jana Karšaiová, autrice di Divorzio di velluto, candidato al Premio Strega 2022: Clicca qui
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